lunedì 23 dicembre 2013

Tris

Vivere con un uomo comporta tante cose, tra le tante anche quella di dover fare 3 alberi di Natale.
Eh si, perché oltre a quello che ho sempre fatto da 35 anni a casa dei miei c'è l'albero da fare a casa propria più quello dalla madre del mio compagno.
Così quest'anno che non volevo nemmeno festeggiare il natale mi sono ritrovata a fare ben 3 alberi.

Il primo, sempre il mio preferito , è stato fatto l'8 dicembre  come vuole la tradizione, a casa dei miei.
Bello, alto ed elegante. Ogni anno a tema , ogni anno un colore. Quest'anno predomina il rosso, dedicato ai bambini della casa, ad Elena mia nipote ed al mio che doveva arrivare in estate. L'albero dei balocchi avevo suggerito e con grande entusiasmo di tutti così è stato fatto. Trenini, pupazzi, caramelle, slitte, Babbi Natale di ogni forma, cuori, stelle e tanto altro, tutto appeso, tutto bellissimo.
E' stato bello farlo anche se quel giorno ancora non sapevo cosa mi aspettava, ma pazienza, la vita va così e nessuno ci può far niente.

Anche all'albero della mamma di Rob però non ero preparata e questo forse potevo evitarlo!

E' l'albero più brutto che io abbia mai fatto in vita mia e addobbarlo credetemi è stata una vera violenza!
E' stato fatto ieri in salotto...una tragedia.
L'albero è vero e quindi non è affatto pieno. La punta ovviamente è brutta perché nella parte alta dell'albero ci sono pochi rami e pochi aghi, sotto è meglio ma non è comunque simmetrico.
Gli addobbi poi non erano per niente belli e sospetto plastica anziché vetro.
Roberto però era felice di fare l'albero con me e mai avrei rovinato la sua gioia. Abbiamo messo le luci (per fortuna tutte bianche) e le palle bianche e celesti, come la lazio diceva la mamma a me poi che sono della Roma .....

L'incubo è finito in poco tempo, alle 22.30 ero già a casa mia.
Io però avevo gli addobbi pronti per fare anche il nostro di albero. Roberto me l'aveva chiesto tante volte di fare l'albero, so che ci teneva così avevo preso poche ore prima dai miei gli addobbi bianchi in cantina dell'anno passato.
Una voglia indescrivibile di fare subito un albero bellissimo dopo aver fatto quello scempio mi assale e nonostante fosse già tardi mi sono messa subito al lavoro.
In meno di un'ora ho fatto un albero bellissimo, elegante, chic di classe insomma!
Non ho messo palle di vetro ma tutti addobbi , fiocchi e  nastri bianchi con delle perline.
Sulla punta poi volevo qualcosa di noi due e frugando nelle scatole ho trovato due renne bianche. E' stato un attimo immaginarle li sù in alto e così ho fatto.

Sono felice di aver fatto tutti questi alberi, anche quello brutto!
E' la mia nuova vita questa, la mia vita da dividere per tre.
Io non potrei mai vivere senza i miei cari vicino, non importa i treni che ho perso per questo, non importa se il mio stipendio è misero e se il lavoro che faccio è frustrante. Mai niente potrà sostituire l'amore della mia famiglia e del mio compagno. Mai altro al di fuori di loro potranno mai scaldarmi il cuore.

Ora ho tre famiglie, tre focolai  e tre alberi da fare ogni anno.
Solo a scriverlo sorrido, solo a pensarci mi sento felice.









lunedì 16 dicembre 2013

Giù nel vuoto

Ed ecco il baratro.
Lo aspettavo ed è arrivato.
La battaglia preannunciata continua, senza tregua e senza nessuna pietà.
Tornata al lavoro mi hanno presentato il conto della mia  assenza.

Ha fatto una riunione il mio capo dicendo che c'è crisi, che si è fatturato poco e che non sa quanto può contare su di me e la mia collega. Non voglio soffermarmi  a dire nulla se non la realtà e il succo ufficioso  della riunione e cioè che avendo perso un bambino sono licenziabile e se non lo fa ora si becca una gravidanza con i 5 mesi di assenza + allattamento . Ora o mai più gli avrà consigliato all'unisono quell'esercito di avvocati che ha a disposizione.
Gennaio credo mi manderà via con la scusa che non si può permettere una persona in questo momento così difficile e comunque non una persona che progetta una famiglia.

Potrei tirare un sospiro di sollievo all'idea di andar via da questo posto infernale ma la vera motivazione mi avvilisce e mi fa incazzare.
Non dovevo dirglielo che ero incinta lo so ma volevo essere onesta e il più collaborativa possibile. Ecco il risultato. Un calcio in culo con il minimo retribuito.

Ora mi sento sola e piccola contro quest' uomo ricco e potente grazie alla sua importante famiglia di costruttori, ma non ho paura. Credo e spero che davvero questo volta chiusa una porta si aprirà un portone perché sono stata per mesi in uno stato di angoscia che non mi ha fatto vivere. Forse non è un caso che ho perso il bambino in questo momento . L'idea è aberrante ma non posso escludere che la tensione degli ultimi mesi possa aver influito sull'esito della mia gravidanza.

Sono arrivata alla conclusione che andrò a parlare con un consulente del lavoro e poi aspetterò il licenziamento. In questo modo potrò  usufruire dei mesi di indennizzo (mi hanno detto da 2 a 6) + forse la cassa integrazione se mi spetta.
Cercherò un lavoro nel frattempo ma non posso mettere da parte il progetto di un bambino. Non ora, non adesso per favore.

Il mio pensiero va a tutte quelle donne che lottano ogni giorno per la propria famiglia.
La sensazione è di vera solitudine in un mondo ingiusto e senza senso. Non sono certo l'unica in questo momento, tante  affrontano la mia stessa situazione a testa alta da vere guerriere.
Io mi sento più un coniglio in questo momento ma perché sono spaesata. Ho sempre avuto tutto dalla vita e con pochi sacrifici grazie alla mia famiglia ma ora è inevitabile che le cose siano cambiate e per difendere la mia di famiglia bisogna essere forti.
Il problema non è se ce la farò, il problema è quando da coniglio diventerò leone perché se così non fosse ho perso oggi.

Chiunque possa darmi un consiglio vi prego di non esitare, qualsiasi informazione mi sarà di aiuto anche solo fosse un incoraggiamento.


sabato 14 dicembre 2013

Due

Sono di nuovo sola.
Avevo fatto i conti non considerando tutte le possibilità. Forse l'entusiasmo, forse un insensato ottimismo o forse la felicità che annebbia la vista, ma così è andata.
Quel cuore che batteva dentro di me si è fermato e la cosa orribile è che nessuno sa dirmi quando. Nessuno.
Nel silenzio con cui è arrivato si è fermato ed è rimasto li per giorni senza che io mi rendessi conto.
L'incubo è iniziato sabato 30 novembre e posso dire che sono state le due settimane più brutte della mia vita. Riemergo ora con molte ferite, alcune evidenti come la mia magrezza sul viso altre meno come il mio sguardo.
E' iniziato quel sabato mattina quando mi sono accorta che avevo delle piccole perdite. Avevo letto proprio il giorno prima su internet che nella nona settimana erano possibili delle perdite perché l'embrione si stava attaccando. Non avevo dolori e le perdite erano scure. Vado in ufficio fino all'ora di pranzo poi ritorno a casa. Dovevo raggiungere mia sorella da una nostra amica ma non mi sentivo molto bene ed ho preferito andare a casa dei miei a riposarmi.
Ho chiamato il dottore che mi ha prescritto subito riposo e degli ovuli di progesterone.
Non ero allarmata ma non capivo perché quelle perdite non smettevano. Sempre poche, ma continue.
Richiamo il dottore alle 5, poi alle 7 e  decidiamo di andare al pronto soccorso.
Scelgo il Policlinico Umberto I perché era il più vicino , salgo su un taxi con mia sorella che intanto era tornata e mi metto in fila. Dopo quasi due ore di attesa mi visitano e mi fanno un'ecografia. Trovano  il battito e l'embrione dicendo che è leggermente più piccolo per essere alla 9 settimana, ma tutto va bene e mi mandano a casa. Mi consigliano 7 giorni di riposo e 3 fiale di progesterone da fare.
Passano i giorni e le perdite continuano.
Il martedì successivo vado dal mio ginecologo che mi visita e mi prenota una nuova ecografia per la settimana seguente.  Intanto non mi fa male più il seno e mi spavento.
Sentivo che c'era qualcosa che non andava ma tutti mi rimproveravano di essere la solita pessimista.
Impossibile aver perso il bambino stai tranquilla mi dicevano. E' normale, ce le ho avute pure io, il sangue è marrone quindi è una cosa passata, non hai crampi, io le avevo rosse fuoco per tutta la gravidanza, il seno non vuol dire nulla e nemmeno l'assenza di nausea e sonno, etc etc.
Le mie ansie c'erano e più crescevano più la gente intorno mi consigliava di non ascoltarle.
Ma c'erano credetemi, avvertivo che qualcosa non andava, ora potete credermi anche se è tardi.

Dio se ripenso ora a quei giorni; le minacce del mio capo per essere rimasta incinta, il  mio corpo che non gestivo più, lo stress e la paura di quei giorni mi sale rabbia e dolore.
Fortunatamente a volte non ti rendi conto di nulla finché non ne esci, e forse in questo caso è stato un bene.
Martedì mattina, il 10 dicembre, vado  dal mio dottore  e con la mia mano nella sua veniamo a sapere dalla dottoressa che mi faceva l'ecografia che il battito non c'era più. L'embrione era piccolissimo poi per le 10 settimane e che da tempo ormai si era arrestato tutto.
Un dolore indescrivibile sale da li, dalle mie viscere, dal punto più profondo della mia pancia per uscire per la prima volta. Tutta la tensione che avevo provato per due settimane, tutta la paura, l'angoscia ora aveva un nome, e una spiegazione.
L'epilogo mercoledì al San Giovanni quando mi hanno fatto il raschiamento .
Io in un letto vicino alla finestra, l'unica su sei letti a non avere la pancia. Sembravo un'intrusa in un gioco della settimana enigmistica. Tutte mi guardavano incuriosite, loro doloranti ma felici, loro con i loro bambini, loro che erano diventate mamme.
Mi vergognavo, mi nascondevo sotto le coperte in attesa che mi portassero in sala operatoria. Mi vergognavo perché non ero una di loro anche se lo avrei tanto voluto essere . Mi ripetevo che ci avrei riprovato presto e che un giorno sarei stata li come loro, ma niente mi dava sollievo.
Il raschiamento è andato bene, sgradevole ma non doloroso. La sera stessa sono uscita e un po' di sollievo l'ho provato tornando a casa. Forse era solo l'idea che qualcosa di orribile  in un certo senso era finito e ora restava la parte più lenta ma meno violenta: leccarsi le ferite e ricominciare.

Ora sono in ufficio, ho ripreso la mia solita vita.
Va bene, alcune volte meno ma credo sia normale. Non so quando si potrà riprovare e ora nessuno dei due ne parla con molto entusiasmo.
Comunque questa esperienza ci ha unito ancora di più e di questo ne sono felice.
Mi sembra di esser entrata in un mondo fantastico ma solo per poche settimane e da spettatrice. Ora mi rimane il ricordo , come di un sogno stupendo e mi manca tanto.
Ho tante amiche che ora aspettano un bambino chi al 4 chi al 5 o 6 mese. Provo forse un po' di invidia e di rabbia ma me ne vergogno e subito caccio il pensiero dalla testa. Qui lo posso dire e dopotutto credo sia anche umano.
Questo natale è andato così . Rob mi ha detto che vuole un albero di natale e domani andiamo alla fiera a comprare gli addobbi. All'inizio non avevo voglia di festeggiare e addobbare la casa  ma poi ho pensato che noi siamo lo stesso una famiglia anche se siamo solo in due,e sono certa che  il futuro sarà clemente con noi e non ci impedirà di far avverare il nostro sogno.

mercoledì 20 novembre 2013

Un cuore

Un istante di tranquillità per scrivere poche parole qui sul mio diario.
Tante cose sono avvenute in questo autunno e poco il tempo per descriverle. Tutto sempre di corsa e in ufficio tanto lavoro e la solita brutta aria che ti fa passare la voglia di aprire il blog e scrivere.

Solo poche parole per dire che sto bene, che io e Rob siamo felici e che fra 8 mesi , se tutto andrà bene, diventeremo genitori.
Si, con tante paure e ostacoli, un cuoricino sta battendo dentro di me ed io da oggi sento una grande responsabilità che mi rende prudente ma anche più coraggiosa.
Non devo pensare più a me ma ad un "Noi" e  l'idea mi rende felice.

Rob è al settimo cielo e da quando abbiamo fatto il test non fa che parlarne.
E' premuroso e impaziente. Questa forse è la cosa al momento che mi fa più felice.
Dopo tante storie di mamme, finalmente ecco la mia ed ha tutti i presupposti migliori per un futuro sereno.
Un legame forte, un uomo innamorato, convinto delle proprie scelte e per queste felice. Tante donne ho incontrato in questi ultimi anni che hanno avuto bambini con l'inganno, per errore o peggio ancora senza un compagno vicino. I miei pensieri sono spesso per loro e mi dispiace pensare che un momento incredibile come questo possa esser vissuto senza questa gioia. Mi sento davvero fortunata.

Non lo sanno in molti della mia gravidanza, perché si sa che i primi 3 mesi sono a rischio. Non volevo nemmeno scriverlo qui ma non avrei mai potuto non parlare di questa novità visto che ha cambiato totalmente la mia vita. E' solo un'idea al momento ma è incredibilmente forte.

Avrò molto tempo per parlarne, ora non posso. Il mio capo torna fra poco e devo finire una montagna di lavoro.

Posso solo dire che sono felice, che la vita si è messa a posto da sola senza che io facessi molto.
Posso dire che gli auguri delle persone care mi scaldano il cuore perché sono sincere e che l'arrivo di un bambino mette tutti di buon umore perché è qualcosa di semplicemente meraviglioso.
Posso dire che stiamo già pensando ai nomi, al sesso e che come due stupidi già gli/le parliamo.
Posso dire che è un momento davvero splendido e che il natale che sta arrivando sarà ancora più speciale. Camminare per strada vedere gli addobbi mi commuove, forse saranno gli ormoni ma a me sembra che sia tutto così forte e bello che non mi sembra vero.

Posso dire che da oggi è un nuovo inizio e che davvero da adesso non sarò mai più sola.
Torno presto.

venerdì 18 ottobre 2013

Il fantastico mondo di Serena

Ci sono tante storie quanti amici nella vita di una persona.
Nel senso che non si può fare di tutta l'erba un fascio, una persona ha un passato diverso, esperienze diverse punti di partenza differenti. chi parte svantaggiato, chi fortunato. Chi si perde per strada ci si rimbocca le maniche.
Ogni mio amico ha qualcosa da invidiare e da compatire. Chi ha un bel carattere ma un compagno/a idiota, chi un buon stipendio ma è single, chi ha già i figli ma disoccupato. Insomma, nelle tante sfumature della vita non ho mai " invidiato" (nel senso migliore del termine mai con cattiveria) completamente una persona e mai farei a cambio con la sua vita.
Ma, ma, ma.
Come qualsiasi teoria che si rispetti c'è l'eccezione. E questa eccezione si chiama Serena.

Serena è una mia cara amica dai tempi della danza.
Ci siamo conosciute negli ultimi anni di corso, io avevo 21 anni e lei 17.
Io avevo cambiato scuola e non conoscevo nessuna del corso. Non mi erano molto simpatiche le altre ragazze e soprattutto erano più piccole di me cosa che a quell'età conta parecchio.
Anche Serena era nuova del corso perché nonostante avesse studiato da piccola in quella scuola, aveva fatto gli ultimi anni al teatro dell'opera.
17 anni è un'età molto particolare e in quel momento la sua passione per la danza si era, diciamo così, annebbiata dai ragazzi, motorini e discoteche e la serietà della scuola dell'opera iniziava a starle stretta.
Fu amore a prima vista per entrambe.
Le uniche di Roma Nord in una scuola a Boccea, le uniche con un contesto di scuola e famiglia simile, le uniche, concedetemelo, carine e sveglie di quel corso.
Una sintonia incredibile da subito.
Da quell'anno ci siamo perse e riprese varie volte a causa di scelte diverse, io andai a vivere a firenze per ben 5 anni,  ma la nostra amicizia, forse mai andata nel profondo, è sempre rimasta la stessa e la sintonia è rimasta tale e quale.

Serena è una ragazza solare e allegra. Ha senso dell'umorismo e tanta voglia di divertirsi.
E' una bella ragazza alta, magra con dei lunghi capelli sia biondi che neri (cambia spesso colore!)
Serena è una ragazza con un' incredibile fantasia e creatività. Ha buon gusto e senso estetico.
Serena odia cucinare e fare le faccende domestiche. dice che è allergica ai detersivi...ed io le credo!
Serena ama come me le schifezze da mangiare sul divano, il mc donald's, il gelato .
Ama i talent show come Amici e Xfactor
Serena ama la danza, proprio come me.

Oggi Serena è una donna di 31 anni, è sposata con un uomo che stimo molto e ha due bellissime bambine. Olivia e Matilde.
Serena ha una scuola di danza dove insegna, una bellissima casa grande e accogliente e un cane.
Serena sta molto bene economicamente sia di famiglia sia grazie al marito.
Serena non ha problemi. Credetemi.

E non lo dico con cattiveria e mera invidia. Lo dico osservando la realtà.
Serena vive in un mondo fatato e nessuno può guastarlo, perché il suo mondo non è solo fatto di agi e beni materiali ma anche  di amore, allegria e fantasia.

E' lei l'unica eccezione nella mia vita. Tutte le persone che conosco nella vita si arrangiano, compresa me. Mancano i soldi, una casa, a volte un lavoro o peggio ancora un uomo. Tradimenti, incomprensioni, desideri svaniti e sogni in cassetti dimenticati. La vita è questa lo so bene perché appartiene anche a me. Appartiene a tutti tranne a lei, la mia amica Serena.

Sicuramente se andassi a scavare nel profondo anche la mia amica Serena avrà i suoi guai da risolvere ma non ho voglia di conoscerli.
Mi piace pensarla così, nel suo fantastico mondo perché mi piace pensare che la vita può essere anche e solo bella. Mi piace pensare a quella serenità come il mio obbiettivo nella vita e che non sto rincorrendo un qualcosa che non esiste.
Voglio pensare positivo e che la felicità non è fatta solo di istanti, ma è qualcosa che si può toccare con mani e preservare nel tempo. Concedetemelo.

Io Serena ci siamo perse per quasi dieci anni. Io in quegli anni ho avuto l'università, il mio primo lavoro, una storia finita male. Lei un matrimonio, una bambina e vari lavoretti.
Ci siamo cercate e trovate su Facebook.
Sono andata da lei, nella sua scuola di danza che aveva appena aperto. Ero emozionata.
Mi chiedevo se mi avrebbe riconosciuto e cosa le averi potuto dire per togliere l'imbarazzo iniziale.
Sono entrata nella scuola e avvicinata alla sala con la porta chiusa. La musica classica proveniva da li e per istinto ho aperto la porta.
L'ho cercata in mezzo a tutte quelle bambine tra body neri e calze rosa.
Presa a stendere i piedini di una bambina a terra si alza.
Ci siamo guardate. Abbiamo sorriso e da quel giorno  non ci siamo più perse. Un taglio diverso di capelli per entrambe e forse qualche ruga in più ma non era cambiato niente, eravamo rimaste sempre le stesse.




mercoledì 16 ottobre 2013

Difese

Ieri sono ritornata al cinema.
E' stato un caso andarci due volte in una sola settimana anche se l'ho fatto volentieri.
Mi capita spesso di perdere un'abitudine nel tempo senza accorgermene e quando mi si ripresenta l'occasione la rifaccio volentieri chiedendomi per quale motivo me l'ero scordata.
Comunque sia ieri sera dopo il lavoro ho raggiunto Rob e due sue colleghe al bar del Fico. Abbiamo fatto un aperitivo e poi siamo andati insieme al cinema.
Ero curiosa di conoscere queste due ragazze. Solitamente a pranzo esco con altri colleghi di Rob, le ragazze restano dentro durante la pausa.
Purtroppo io non ho colleghi con cui uscire a pranzo perché semplicemente non ne ho. L'unica che è una buona amica fa il part time e alle 14 di ogni giorno della settimana , beata lei, se ne va.

Arrivo, mi presento mi siedo.
Davanti a me due donne completamente diverse. Due personalità da studiare, due esistenze da scoprire. Bene bene mi dico ed è come se mi strofinassi le mani in quel momento. Adoro queste situazioni, c'era trippa per gatti e lo sapevo.
Difficile poterle scoprire una alla volta, sarei risultata maleducata, bisognava andare per gradi.
Daniela la più grande ha 37 anni. E' sposata da poco. accento del nord, aria pacata. Sembra molto tranquilla ed equilibrata. E' l'assistente stretta del capo di Rob, una specie di tutto fare. Bruttina esteticamente ma molto garbata nel complesso. Abbigliamento decisamente arrangiato, stile: zero spaccato.
L'altra si Chiama Silvia ha 35 anni come me e decisamente molta più carne al fuoco!
Carina , mora con gli occhi azzurri; capelli sopra le spalle lisci, un po' grassottella ma ben camuffata sotto una maglia larga nera. accessori: una collana sfere rosa (di plastica): la ragazza si applica ma con poco gusto.
Single da un po' di anni si occupa dei fornitori e amministrazione.
Mi basta posto per inquadrarla velocemente e capire che si è costruita una impalcatura anche non troppo stabile che difende con i denti. I suoi occhi azzurri la fanno sembrare più forte e glaciale di quello che effettivamente è. Mi fa molta tenerezza e mi ricorda me stessa qualche anno fa forse meno incattivita di lei , sicuramente sola quanto lei.
Mi accenna che vive sola e fuori roma. Dopo una convivenza finita male è rimasta nella stessa zona e , parole sue, la sera non cucina mai; impensabile ora dover affrontare ogni giorno il problema dei pasti; un uomo faticherebbe ad averlo. Uguale: sono sola e questa vita me la devo far piacere per forza.

Non avevo la confidenza adatta per proseguire questo argomento anche se lei ingenuamente e istintivamente mi ci portava in ogni occasione ma avrei volentieri ascoltato la sua storia per intero.
Improvvisamente un infinità di ricordi mi sono tornati nella mente. Essere single può essere bello ma in ogni caso difficile. Per prima cosa non si impara dal giorno alla notte a stare soli dopo la fine di una storia, anche se il contrario è più naturalmente facile. Bisogna sapersi divertire nella solitudine e non è così semplice. Ricordo il panico e il disagio nel trovare la casa spenta. Una luce di casa accesa che si vede dal portone è una sensazione calda e confortante, un corridoio buio nell'aprire la porta, no.
Cucinare per due è gratificante, per se stessi poco.
Un bacio prima di andare a dormire o semplicemente una telefonata o un messaggio di buonanotte possono scaldare il cuore; un libro pure ma bisogna fortemente volerlo altrimenti è la prima cosa che si lancia nei momenti di sconforto.

Questa ragazza che si atteggiava a donna forte ed emancipata mi faceva una gran tenerezza. Tutte le sue sicurezze potevano essere smontate  in pochi istanti. Come era evidente la sua fragilità.

Poi me la sono immaginata in un primo appuntamento con un uomo. Ho capito per la prima volta cosa volesse dire la frase "quello è scappato con una così".
Ho sempre avuto il timore e il sospetto  che succedesse anche a me ma non riuscivo a rendermi conto cos'era che davvero spaventava. Ora la mia rigidità che ho perso per strada l'ho ritrovata in lei e ho capito cosa può provocare. Non era la sua finta sicurezza ad allontanare e poco incuriosire, era la sua  fragilità ad intimorire. Impegnativo penetrare e troppo faticoso per un primo appuntamento. Come dargli torto.
Ora immagino me quando esco e interagisco  con gli altri. Sono una persona serena e si vede. Sorrido e parlo senza eccessi di nessun tipo. Sono banale allora? No, direi stabile e questo piace a tutti. Piace anche a me.

Tornata a casa mi sono infilata felice sotto il piumino con Rob. Abbracciati abbiamo spento la luce.
Ho ripensato a questa ragazza e immaginato la sua stanza da letto. Ho ripensato alla sua fragilità e a quegli occhi chiari.
Difficile la vita, incomprensibili certi giochi del destino. Non bisogna mai sentirsi arrivati e ricordarsi di  tenere sempre i piedi ben saldi a terra.
Voglio munirmi di uno specchio e guardare sempre con 2 occhi: lealtà e indulgenza nei miei  (nostri) confronti.


martedì 15 ottobre 2013

35 anni

Quante cose da raccontare in questa pagina, scegliere un titolo diventa difficile.
Potrei cominciare dal mio compleanno che è stato giovedì scorso, dal saldo del mio conto in banca che è preceduto da un simpatico meno e siamo solo al 15 del mese, dalla mia prima besciamella o dal quello stronzo del mio capo che pur sapendo perfettamente che facevo gli anni non mi ha fatto nemmeno gli auguri.
Difficile scegliere, magari provo a mettere di tutto un po' perché fondamentalmente sono queste le mie giornate.

Posso iniziare dicendo che va un po' meglio. Come diceva la mia prima capa, mai accettare regali o gentilezze dal proprio datore di lavoro perché sarà sempre e solo a suo vantaggio .
Sono 8 anni che lavoro in questo posto e prima che divenisse un mostro è stata anche una persona gentile. Mi ha sempre sottopagato ma almeno prima aveva delle gentilezze nei miei confronti. Non mancava mai di farmi un regalo per il compleanno e per Natale. Perfino quando viaggiava, che fosse per lavoro o non, tornava sempre con qualcosa per me. Poteva essere una borsetta , una sciarpa o un sapone, tutte cose belle e sofisticate. A dirla tutta ci sono andata avanti un bel po' con i suoi regali , oggetti di ottima fattura, e di ottimo gusto (che di certo non gli manca) , qualità che in questo periodo di crisi difficilmente mi posso permettere.
Ma oggi è sparito tutto perché i regali non si vedono più. E' cambiato lui, non io  e non credo si tornerà più indietro. Non importa anzi. I suoi regali non mi mancano affatto perché mi costerebbe molto oggi dirgli grazie e mi imbarazzerebbe far valere i miei diritti. Meglio così , nessun pelo sulla lingua.
Comunque va meglio. sto imparando a non perdere il sorriso durante le 8 ore in ufficio. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa senta. Alle sette esco di qui e fanculo tutto.
Non mi hai fatto gli auguri? ah, non me ne ero nemmeno accorta. Sei maleducato e insopportabile? Peggio per te,io stasera ho qualcuno che mi aspetta. Il mio stipendio è una merda sottopagato? Pazienza c'è chi lavora in nero, almeno avrò una pensione (forse...)
Sembrano piccole cose ma c'è voluto uno sforzo enorme per capirle e metterle in pratica,  funzionano però e mi fanno tornare a casa con il sorriso.

Il mio compleanno è stato splendido. dopo aver lavorato mezza giornata fino alle 14 sono corsa a casa dei miei che mi aspettavano per il pranzo. Erano tutti lì, mia madre e mio padre, mia sorella e il compagno, la mia nipotina Elena, che mi ha sorriso e riempito di baci. Mi ha detto perfino auguri e spento la candelina con me.

Il pranzo tra torta, sorrisi e fiori è durato fino alle 17 quando Rob mi è passato prendere.

Mi trucco, infilo la giacca, saluto tutti e via verso la seconda parte del programma.
Già è una festa uscire con la luce e avere davanti un intero pomeriggio da passare con Rob, poi se  lui vuole anche regalarmi le scarpe che tanto desidero allora la gioia è davvero completa.
Gli è andata bene però, è bastato il pensiero, 200 euro di Ugg ora con quasi 600 euro di condominio da pagare mi sono sembrate veramente uno spreco così senza pesarmi nulla ho preferito rimandare gli stivali a tempi migliori e accontentarmi del gesto che mi ha sorpreso e reso comunque felice.
Ho preferito un buon aperitivo e un cinema cosa che non faccio mai.
L'ultimo film che ho visto al cinema credo sia stato Avatar con mia sorella. Eravamo ancora single all'epoca.
Un tempo dicevo che le coppie che vanno al cinema erano persone che non avevano più nulla da dirsi...mi sembra una tale sciocchezza ora, strana sensazione...
La serata è stata davvero piacevole anche se il film, Santo GRA, non mi ha soddisfatto molto. Alle 23.00 ero già sotto il piumino con Rob ed ero felice davvero, appagata totalmente, innamorata più che mai.

Il resto dei giorni sono volati tra lavoro, fornelli spesa e lavatrici.
Difficile trovare tempo per scrivere e seguire i miei blogs preferiti, difficile trovare i soldi per concedermi una maglietta o il parrucchiere. impossibile dormire di pomeriggio o guardare un film con un te caldo. Utopia lavorare con serenità.
Tutto il resto però c'è, esiste me ne rendo conto ogni giorno di più.
C'è un uomo che mi ama, un progetto "in cantiere", una famiglia affettuosa e amici presenti.  C'è una casa, uno stipendio, la mia indipendenza.
Mi sento grande e bene. 35 anni e mai sentiti più belli e leggeri. Mi piacciono da morire.
Ho lo sguardo e la consapevolezza di una donna finalmente, mi sento bella come non mai.

Chiudo gli occhi e ripenso alla sera del mio compleanno.
E come in un film di Woody Allen  siamo usciti dal cinema commentando il film.
abbiamo passeggiato tra le vie del centro guardando le vetrine illuminate dei negozi chiusi senza nessuno che ci disturbasse. E' autunno ci sono le foglie per terra ma la temperatura è ancora tiepida, è stato davvero gradevole passeggiare sotto braccio con Rob.
Gli chiedo i miei difetti e i miei pregi.
Sei paziente ma pigra amore, dolce ma ingenua, affettuosa ma maldestra, mi dice.
Allora penso che ho puntato bene.
E Sto.






lunedì 7 ottobre 2013

Non è ancora finita

Non passo ormai molto tempo tra i miei blog preferiti, non trovo il tempo per raccontare delle mie giornate. Ma ci sono. Eccome se ci sono. E sono in guerra. Senza trucchi e giochetti ogni giorno è una battaglia e anche se spesso le perdo la guerra non è ancora finita.
Cosa combatto devo ancora capirlo.
In ufficio sicuramente, ma la mia guerra è contro forze ben più grandi di quel testa di cazzo con cui ho firmato un contratto.
Combatto contro me stessa in realtà , contro i miei limiti ,contro il "giusto" e "sbagliato" che ogni giorno vogliono illudermi che esistano.

Ogni mattina esco di casa piena di buoni propositi e munita di corazza affronto il mio mondo.
La sera torno a casa distrutta, poco soddisfatta e talvolta in lacrime, quando evidentemente la corazza me la perdo per strada.

Ci ho messo esattamente tre anni per capire che non esiste una strada giusta e una sbagliata.
Ci sono voluti mesi di terapia per arrivare al concetto liberatorio che nella vita non esiste una strada, una soluzione ma , grazie a Dio, ce ne sono milioni. Per molti può essere un concetto elementare e scontato ma non per me che ho passato l'esistenza a seguire un modello piuttosto che un altro come unica soluzione giusta e possibile. Provate voi a vivere senza alternative e improvvisamente capirete quanto può essere  leggero questo nuovo modo di vedere la vita.
Ma nessuno può dirvi meglio di me quanto sia difficile dopo aver assimilato un concetto, metterlo in pratica.
Succede in ufficio, nel lavoro,in macchina; succede con gli amici , quando bisogna ricordarsi che il proprio stato d'animo è più sincero  di qualsiasi consiglio del più fidato degli amici e non perché il collega o l'amico che sia non si meritano la mia stima o fiducia ma perché solo io posso sapere cosa è meglio per me in quel momento.
Combatto quindi contro una depressione latente che mi segue come un'ombra; combatto contro il senso di inferiorità e insicurezza che entra nella mia testa camuffandosi in comportamenti sbagliati .
Combatto contro il mio stomaco, lo educo a non assimilare la merda intorno  ma a rigettarla con la giusta indifferenza. Addestro le mie spalle a sollevarsi e riabbassarsi velocemente davanti a stupidi dispetti e prepotenze.

La sera torno a casa stanca e sconfortata e mentre apro la porta trovo il sorriso di Rob.
Un magone sale fino in gola e a volte mi si bagnano gli occhi  dallo sconforto.
Tolgo le scarpe e quel che resta della mia corazza  mentre Rob mi bacia. Non mi chiede nulla, lo legge sul mio viso, e mentre chiude la porta di casa mi rendo conto di essere finalmente al sicuro.

Torno presto











venerdì 13 settembre 2013

Wishlist

Si avvicina il mio compleanno. Il 10 Ottobre compirò 35 anni.
Non sono molti ma nemmeno pochi anche se ritenerli tali è un parere del tutto soggettivo.
Una volta ho letto che finché si può sperare si è giovani. Ma la parola "ricominciare" può essere detta a qualsiasi età? Non so ma forse no.
Io però ho ancora molto da desiderare e questo fa di me una persona giovane.
Desidero una famiglia unita e numerosa, una casa accogliente, un uomo innamorato, un lavoro che mi appaghi.
Non ho tutto questo ma ci sto lavorando, perché non è impossibile. Non è stata solo fortuna, ci ho messo il cuore, la testa e lo stomaco. Ero affamata di amore e questo mi ha aiutato.
Poi ho pensato agli oggetti materiali e mi è venuta voglia di metterli nero su bianco. Una vera e propria Wishlist dei miei desideri.
Non deve esserci  un ordine di importanza perché tutti questi oggetti sono importanti allo stesso modo.
Il valore non conta in questa rara occasione, conta solo il mio desiderio.
Voglio leggerla, osservarla e soprattutto quantificarla. Quanto valgono i miei desideri?


Profumo Narciso Roìdriguez for Her  60 Euro
Cornici per fotografie in legno bianco varie misure 20 Euro
Toast-pane 50 Euro
Armadio bianco provenzale su misura (2.000 euro)
Stivali Ugg grigi 200 Euro
3 fedine sottili in oro e diamanti anche bigiotteria 300 Euro
Crema per il viso Lancome 50 Euro
Una caffetteria stile Bakery da gestire con mia sorella  500.000,00 Euro?
1 borsa di Prada , una qualunque! 800 Euro
Una lavagnetta magnetica da mettere in cucina 35 Euro
2 biglietti per il Giappone 1.000 Euro
100 mollette per i panni 30 euro
2 pile per il telecomando di Sky 5 Euro
Libro di ricette tradizionali 40 Euro
I-Pad 600 Euro
Motorino Piaggio Liberty nuovo che possa circolare in centro senza rischiare la multa 3.000 Euro
Una cover telefono a pois (piccoli) 15 Euro
Un appartamento  in centro con 3 stanze da letto e finestre enormi 2.000.000,00
Una sedia a dondolo 150 Euro
Una pentola a pressione Lagostina 100 Euro
Capperi di Pantelleria sotto sale originali 5 Euro
Corso di cucina amatoriale 700 Euro
Buono 1 anno  per manicure e pedicure 900 euro
1 macchina KitchenAid color argento metallizzato 500 Euro
Abbonamento al Teatro dell' Opera 1.000

Totale 2.511.560,00 Euro

Direi modesta se togliessi l'appartamento in centro e la Bakery e questa cosa mi spaventa.
Desidero poco perché sono appagata o perché non sono ambiziosa?
Chi si accontenta gode, vale per i vili o per i saggi?
Tante volte mi sono fatta questa domanda, anche prima di avere una mia whishlist e non so proprio rispondermi. A volte vado fiera di desiderare poco altre mi sento una vinta in partenza.
Forse dovrei sognare gioielli, abiti firmati o una Birkin di Hermes, se devo sognare tanto vale farlo bene, in grande mi direbbero in molti ma certi oggetti  sono davvero giusti da desiderare?
Ci andrei davvero in giro fiera con una borsa da 12.000 euro al braccio o mi sentirei una vera cogliona a pagare quella cifra per quattro lembi di cuoio?
Si, la mia Wishlist mi rappresenta.
Rappresenta la felicità di questo momento, rappresenta la mia vita che è piena di amore e che non ha bisogno di molto altro.

Un posto speciale lo conserva la Bakery da gestire con mia sorella. Alla mia età il cassetto dei sogni si è svuotato notevolmente, certa che astronauta o ballerina non ci posso più diventare.
Allora sogni più modesti ma senza dubbio più fattibili iniziano ad occupare la mia testa a tempo pieno e l'idea di preparare pancakes e miscele di te con Manuela rende me una persona felice. C'è tutto in quel sogno è perfetto così, anche solo per addormentarmi la notte felice...
























lunedì 26 agosto 2013

New York

E alla fine sono andata a New York.
Dopo il mese di luglio interminabile e difficile ho fatto la valigia e sono partita con Rob per la grande Mela.

A tirar le somme ora che siamo tornati posso affermare con assoluta certezza che:

- NY è la città più fica e incredibile che abbia mai visto. Ci ritornerei altre 100 volte e tutte le 100 volte l'amerei come il primo giorno.
- Gli anni 90 sono decisamente finiti e 2 settimane intere di vacanza, come ho fatto io, sono una follia. 1 settimana o al massimo 10 giorni (viaggi inclusi ovviamente) sono il massimo che il  conto in banca di un semplice impiegato possa ormai sostenere , dopo si va sotto e di brutto pure.
- Andare in vacanza con il proprio compagno è una bella sfida, e quando capita di non litigare mai e di amarsi se è possibile ancora di più è davvero una gran bella soddisfazione e la certezza che si sta andando nella direzione giusta.
- Le donne di NY sono affascinanti, tanto da guardarle e a volte anche da voltarti per fare uno scanner completo.
E quando la natura non è stata generosa con loro, vanno in loro aiuto vestiti-scarpe- cosmetici- profumi- borse- bigiotteria-accessori-  pazzeschi. Se anche questo non dovesse bastare ci pensa quell'aria di donna d'affari chehaunacifradicosedafare che mette tutti d'accordo: sono fica punto.
- Il cibo: anche in questo caso è bene stare a ny non più di una settimana se non vuoi assomigliare presto ad una balena. A forza di hamburger, french fries, cocacola, muffin, cupcakes il corpo lievita che è una bellezza e in poco tempo hai le sembianze di una donna incinta pur non aspettando nessun bambino.
- Passeggiando per le strade di NY si ha la sensazione di essere al centro del mondo. Tutto nasce qui , è il cuore pulsante di molte idee dagli affari alla moda e dopo, solo dopo , queste idee arrivano al resto del mondo, in ritardo come un eco lontano.
- La società americana ti permette di vivere discretamente a patto che tu abbia un lavoro il quale però non è poi così difficile da trovare. Ma devi seguire delle regole ben precise e non devi mai uscire fuori dalle righe. Questa cosa non mi sembra un gran che.
- Il posto più bello di ny è stato senza dubbio il laghetto di Central Park, con vista sulle San Remo Towers.
si noleggia una barca in estate e si rema tra ponti di ferro art Decò, tartarughe marine, salici piangenti e scoiattoli. Un posto davvero romantico e se poi si conosce tutta la filmografia di Woody Allen il piacere è davvero sublime.
- Il posto peggiore di ny è stato l'Empire State Building.
Lasciando perdere i soldi che abbiamo dovuto cacciare per andare su una terrazza paromanica, lasciando perdere la fila per gli ascensori che è durata  più di 30 minuti, lasciando perdere che siamo stati fregati al botteghino che ci ha venduto anche un videotour di 1h sui monumenti di ny e un giro su una piattaforma mobile che si agitava come il tagadà del Luneur tanto divertente come sbattere il mignolo del piede su uno spigolo, lasciando perdere tutto questo la terrazza è stata una delusione incredinbile.
Ma Insonnia d'amore e soprattutto Un amore splendido ci hanno mentito spudoratamente. La terrazza è a 360 gradi ma è stretta e super affollata. Tra me e il davanzale ci saranno state 50 persone e si attendeva a turno per scattare una ridicola foto dalla rete di protezione. E dire che ci siamo andati a mezzanotte per evitare la folla e rendere quel momento molto romantico.
Ero così assonnata e incazzata che abbiamo rapidamente fatto il giro della terrazza intrufolabndoci quando possibile fino al davanzale e in men di 15 minutio eravamo già sul taxi verso l'albergo.
Deborah Kerr sei una bugiarda.
- L'albergo Days Inn Hotel sulla 94th angolo Broadway è stato un bel compromesso tra chi come noi vuole andare a ny ma non c'ha 'na lira! 120 euro a notte (+ tasse) per un letto King size (essenziale, non prendete mai il queen size che è una piazza e mezzo) ci ha permesso di restare nella città per ben 5 notti altrimenti l'altrenativa sarebbe stata Chinatwon (no grazie!) .
- Ristorante da provare è assolutamente quello giapponese Ippudo NY-
Per chi come me non ama il sushi ed è una vigliacca nel provare sapori esotici consiglio vivamente i Noodles riso ramen with pork- Erano squisiti e li ho gustati felice di poter finalmente usare le bacchette senza dovermi tapparmi il naso.
Bisogna prenotare o andare molto prima come abbiamo fatto noi. Abbiamo lasciato il nome alle 19 e poi siamo andati a farci un giro+aperitivo . Alle 20.30 abbiamo cenato.
- Un altro posto invredibile dove mangiare è il Chelsie Market. Una ex fabbrica ristrutturata che ospita solo posti dove mangiare. Trovi le tradizionali caffetterie americane, hamburger , pasticcerie con i cupcakes, il sushi, la carne da scegliere e far cucinare, la pizza, le spezie e qualche negozietto di cucina. Davvero tutto interessante. Noi abbiamo scelto le aragoste del Main e una zuppetta di pesce. Tutto fast food, tutto buono anche il prezzo: totale 40$

Queste sono alcune delle mie considerazioni di questo meraviglioso viaggio, che consiglio a chiunque ami le metropoli come me.
Che preferisce la natura forse non sarà questa la sua meta ideale ma è comunque un posto da conoscere-
Far uscire il naso di casa sarà si molto costoso ma anche eccitante e istruttivo.
Il resto del tempo lo abbiamo passato a Miami da mio zio che ci ha ospitati. Miami è bella ma non c'è storia con ny.

Ora sono tornata con tanti buoni propositi per quest'anno. Mi aspettano momenti difficili in ufficio,con il mio capo ho litigato di brutto a luglio e ho rischiato il licenziamento. Non so se lo farà davvero ma non nascondo che ora ho paura. E la paura non è solo quella di perdere il lavoro ma anche per assurdo di restare in quella prigione che è il mio ufficio. Il mio contratto a tempo indeterminato che tutto sognano sta diventando per me la catena della mia infelicità: non posso perderlo ma mi impedisce di essere libera.
Per ora  ho ancora una settimana di vacanza, mi occuperò della casa, della montagna di panni da lavare, delle nuove ricette da provare e del solito corso di inglese che mi dico di fare a settembre e che mai inizio.
Inoltre c'è il diario di viaggio da fare. Bisogna stampare le foto, ordinare le carte che ho conservato (biglietti aerei, scontrini, posti da ricordare) e un racconto dettagliato del nostro viaggio.

E come sempre verso la fine della vacanza penso alla mia casa, alla mia famiglia, a mia sorella e a mia nipote. Penso che mi mancano e che è il momento di ritornare.
2 settimane sono abbastanza per godere della vacanza e provare nostalgia di casa e della propria vita.
Ho ripreso le mie abitudini e in due giorni NY è già un ricordo lontano.
Carico la lavatrice, faccio la spesa penso al mio lavoro, tutto conme prima anche se ognio tanto guardo l'ora e conto -6 per immaginarmela di giorno o di notte...








sabato 20 luglio 2013

giochi del destino

Oggi ho telefonato ad un mio ex.
Mi aveva chiamato ieri in ufficio ma non potendo parlare gli avevo promesso che lo avrei richiamato.
Così oggi prima di uscire a fare la spesa gli ho telefonato.
Mi aveva accennato da tempo che era in crisi con la ragazza, Mariana, quella che aveva scelto al posto mio. Pare brutto a dirsi a ma è così.
E' stato poco più di tre anni fa quando abbiamo inziato a sentirci quotidianamente (lui è di milano) e a vederci una decina di  volte, non di più. Non ci sono andata a letto ma non nego che mi ci sarei fiondata se solo avessi avuto l'occasione. Mi piaceva questo ragazzo mi piaceva davvero con il suo carattere impertinente e tutti i suoi problemi non risolti. Si definiva un disadattato emotivo (era tutto vero) ed io non so con quale presunzione credevo di poterlo aiutare a liberarsi da tutti i suoi mali. Il tempo è passato velocemente tra i suoi tentativi di avermi e cacciarmi e i miei inseguimenti e rassicurazioni. Dio che incubo a ripensarci oggi ma ero totalmente presa e innamorata da  non riuscire a rendermi conto del pericolo in cui mi stavo cacciando.
s(F)ortunatamente lui scelse un'altra e io lo venni a sapere solo quando le cose si fecero serie tra loro e lui non potè più negare l'innegabile. Piansi tantissimo, mi sentivo una vera stupida, umiliata sotto tutti i punti di vista.
Oggi come direbbe Samantha Jones, ho vinto su di lui su di lei su tutti quei punti di vista che mensionavo prima. Si perchè lui non ha mai smesso di cercarmi, di volermi di desiderarmi. E se da un lato mi chiedo come si fa ad essere così incapaci di guardarsi dentro e pretendere ciò che si desidera realmente dall'altra penso che potevo esserci io al posto di quella ragazza ora in lacrime. Certo conta il carattere delle persone, forse con me non sarebbe mai andata così , tra tradimenti e bugie, ma si può cambiare radicalmente un uomo e la sua indole? Io non credo e oggi posso dire di averla scampata per un pelo.
E mentre lui mi descriveva scene tipiche da fine di un  rapporto , io mi guardavo intorno e osservavo la mia vita fatta di foto di visi sorridenti, post it con cuori e frasi d'amore , e la  lavanda raccolta l'altro giorno in campagna.
Forse Rob non sarà l'uomo più imprevedibile del mondo e la sera entrambi facciamo sonni  troppo tranquilli per qualcuno che ama invece relazioni più burrascose.Da parte mia litigi e bugie non metterebbero peperoncino a niente se non alla mia ansia e alle mie notti insonni.

Mi dispiace per il mio ex e anche per questa ragazza, non è poi così gustosa la vendetta servita fredda ma ammetto che un ghigno beffardo si intravede sul mio viso da questa mattina perchè se è vero che non si deve gioiere sulla sfortuna altrui è anche vero che la vanità di una donna è bene non offendere mai , ha buona memoria lei..anche dopo tre anni

martedì 25 giugno 2013

Una valida alternativa

Frustrazione : delusione per mancato appagamento di un'aspettativa, sensazione di inutilità, di umiliazione.

Questa è la definizione che da il vocabolario e questa è anche  la definizione del mio stato d'animo attuale.
Mi rendo conto che è esattamente quello che provo appena entro in ufficio alle ore 10.00 e me ne libero (o meglio, è quello che credo) alle 19 quando esco.
E' una sensazione che ho iniziato a provare  quando mi hanno assunto. Ho pensato che fosse passeggero che dovevo dare il tempo per conoscermi e apprezzarmi.
Aspettando inutilmente e giustificando per comodità l'atteggiamento del mio capo sono passati 7 anni.
Certo qualcosa è cambiato dal primo giorno ma poco o niente.
Ho lottato per guadagnarmi un ruolo qui dentro, ci ho messo tutta la mia volontà e disponibilità ma non è servito a niente. Sono stata marchiata dal primo giorno e quell'etichetta non me la sono più tolta.
Quando la mia collega è andata in maternità ho pensato poteva essere la mia grande occasione. Potevo dimostrare al mio capo quello che valevo  e che potevo supportare il lavoro di entrambe.
Così è stato ma senza grossi cambiamenti. Non si è accorto di me, né prima né ora.
Ho pensato pure che fosse colpa mia. Ho messo in discussione le mie capacità ma non è così; al di fuori del mio capo nel mio lavoro sono apprezzata e stimata. La  mia collega so che mi apprezza molto come i nostri clienti e fornitori. Al di fuori dell'ufficio ho dei buoni amici che mi apprezzano.
Dunque non posso essere io il problema, temo che sia lui, il mio capo ad essere semplicemente uno sciocco e un vile.
Il suo atteggiamento a dire al vero, è  sgradevole anche con la mia collega , per non parlare con la signora delle  pulizie con cui sfoga vigliaccamente tutta la sua rabbia
C'è una sorta di gerarchia qui dentro ed io sono nel mezzo.

Ho provato a non rispondere, a rispondere, ad essere indifferente, ad essere gentile e ad essere seccata. Il risultato è stato sempre lo stesso. Ora sono in balia dei miei stati d'animo perché qui dentro è facile che la serenità passi in un istante.
La vera arte è essere astuti e fregarsene ma è facile a dirsi non a farsi. Il lavoro è qualcosa che ti coinvolge perché occupa 9 ore della tua vita, ruba il tempo e spazio ai tuoi affetti più cari. Non è così facile fregarsene, non è così semplice uscire da qui e sorridere con il cuore leggero.

L'appagamento non è nemmeno economico perché prendo il minimo garantito dal contratto nazionale del commercio anzi con un livello nettamente inferiore alle mie mansioni.

Allora ho iniziato a pensare alle vite degli altri.
Penso a mia sorella, alla sua incoscienza per essere diventata madre senza avere né lei , né il suo compagno un lavoro fisso.
Penso a Veronica, un 'amica che ha trovato si un buon lavoro ma nel dipartimento cattolico che controlla la ricerca scientifica , l'etica. Lei , atea e di sinistra , difficile tapparsi le orecchie e la bocca.
Penso a Elena, un'altra mia amica, che lavora in Finmeccanica e probabilmente andrà in cassa integrazione perché chi ha potuto, ha mangiato senza pudore , lasciando per strada centinaia di famiglie e di gente onesta.
Penso a Gigi che è dovuto andare in Australia per seguire il suo sogno di ricercatore, a Pietro, biologo ora in Ecuador, a Diego che ha perso il posto di lavoro dopo 10 anni perché la società ha chiuso.
Penso a Chiara che ha un buon lavoro ma sogna la sua famiglia e i suoi amici intorno a lei ora che è mamma e si ritrova in un certo senso sola a Milano, penso a Daniele che ha perso il lavoro alla regione e avendo un figlio si è messo a vendere case. e penso a Stefania, 40 anni che dopo aver finalmente trovato un compagno che le volesse bene ha progettato una famiglia che non arriva e che probabilmente se ne dovrà fare una ragione

Esco per strada e il sole mi batte sul viso e il mio telefono  squilla  perché  c'è qualcuno a casa che mi aspetta. C'è il mio papà che non è mai stanco di sentirmi, una sorella con cui posso sfogarmi in ogni momento e una nipotina che mi sorride ogni volta che mi vede.
Allora faccio un bel sospiro e un sorriso.
Dopotutto non ci sono solo le 9 ore in ufficio, la mia vita è anche fuori e soprattutto ho dei progetti e degli hobbies che proprio il mio lavoro mi permette di seguire.
Ognuno di noi è frustrato in una certa misura e ognuno di noi deve affrontare situazioni sgradevoli.
Penso tutto sommato mi è andata anche bene perché la mia insoddisfazione è ristretta in un determinato ambiente che mi appartiene fino ad un certo punto. Una volta che sono le 19 posso uscirne e fare una pausa.
Un giorno potrei anche rimpiangere un posto di lavoro come questo, perché di opportunità ce ne sono davvero poche in giro. Ho un contratto in mano, che nonostante sia ingiusto , mi da la possibilità di sognare il mio futuro, in tempi come questi che anche pensarlo è già un lusso.


"Noi psicoanalisti non eliminiamo le cause determinanti delle nevrosi: ci limitiamo ad aiutare il paziente a trasformare  meglio le frustrazioni nevrotiche in valide compensazioni"  H. Deutsch




giovedì 20 giugno 2013

Lino Pannolino

Tutto ha inizio in una fabbrica di pannolini, lontano dalla città.
Migliaia di pannolini ogni giorno venivano creati da morbidi e profumati batuffoli di ovatta lavorati dalle mani sapienti di Maya l'Operaia .
In ceste di vimini tra  essenze e fiori di lavanda venivano riposti i pannolini in attesa di essere confezionati e affidati alle famiglie.
Tutti sapevano nella fabbrica l'importante ruolo di un pannolino che veniva trattato quindi con rispetto e gratitudine.
Anche Lino lo sapeva, glielo avevano raccontato i suoi fratelli più grandi partiti qualche settimana prima.
Sapeva che presto sarebbe partito anche lui  per una nuova casa, per prendersi cura di un bambino.
Avrebbe avuto finalmente una famiglia, una cameretta dai toni pastello e una mamma.
Si chiedeva impaziente se fosse vero quello che si raccontava sulle mamme, che erano tutte dolci, buone e belle, tanto belle.
Si immaginava cassetti profumati, pigiamini morbidi e carrillon da melodie incantevoli.
Era ancora presto però per Lino, purtroppo bisognava ancora aspettare ma sarebbe partito presto e questo era sufficiente per farlo sognare.

Un giorno il vecchio e cattivo Rosario il Proprietario entrò con irruenza nella stanza dei pannolini.
Senza dire nulla, svuotò una decine di ceste direttamente in una grande scatola di cartone.
Tutti i pannolini , compreso Lino, si svegliarono di soprassalto . Erano spaventati e intimoriti, cosa sta succedendo - si chiedevano terrorizzati - e dov'è Maya? Dove ci stanno portando?
L'uomo chiuse frettolosamente la scatola con un nastro adesivo , la buttò in fondo ad un furgone e partì.

Nella scatola tutti i pannolini si agitavano e piangevano. Erano malmessi e ad ogni curva del furgone venivano sbattuti da una parete all'altra della scatola. Rimpiangevano Maya, le sue morbide mani e le soffici ceste di vimini. Tutto sembrava svanito nel buio e nella paura di quel terribile viaggio.

Improvvisamente il furgone si fermò e presto la scatola fu sbattuta nuovamente a terra. Un altro urlo per Lino pannolino perché la base del cartone iniziò a bagnarsi.
Lino era terrorizzato doveva fare qualcosa. Tutti sapevano che uno dei più grandi nemici dei pannolini era proprio l'acqua che li annientava e li rendeva inutilizzabili ; e se un pannolino non  può prendersi cura di un bambino viene buttato.
In pochi istanti l'acqua bucò il cartone e Lino fece appena in tempo a uscire per evitare gli schizzi. Cadde sotto il furgone e perse i sensi.

Passò qualche ora e Lino Pannolino si svegliò.
Si guardò intorno e non capì. Non era in fabbrica da Maya l'operaia e nemmeno dentro la scatola nel furgone. Era solo, per strada, perso.
Ricordò il brutto incidente dell'acqua e capì che il furgone con  i suoi fratelli se ne era andato senza di lui, era solo ora, abbandonato.
La disperazione fu tanta che Lino Pannolino non riuscì a trattenere le lacrime. Cosa mai farò qui - si domandava- non troverò più la strada per tornare da Maya e non avrò più una famiglia e un bambino da accudire. Non avrò mai una mamma che si prenda cura di me. Sono solo, è finita.
Sconsolato e triste provò ad andare sul ciglio della strada per leggere i cartelli. Nessuna direzione poteva andare bene, perché non aveva un posto dove andare, nessuno che lo aspettava né una casa né una mamma.
Lino pianse, tanto e ininterrottamente.

Ehi tu? Che ti piangi disperato così?
Vattene via lasciami in pace- rispose Lino-
Ci sarà pur un motivo per stare così male e se c'è un motivo ci sarà pure una soluzione!
Lino, smise di piangere. Eh? Ma chi ha parlato? -si domandò. Chi sei? - chiese-
Sono Lola Cocacola, e tu sei nella mia casa.
Non che tu non sia il benvenuto, ma  voglio sapere chi ti ha fatto piangere così.
Lino avrebbe voluto essere grande abbastanza per non far vedere il dolore che dentro lo opprimeva, ma la solitudine, lo spavento e la voce dolce di Lola Cocacola gli impedirono  di crearsi una corazza ; raccontò la sua storia.
Lola, rimase colpita dalla bontà di Lino. non aveva mai conosciuto un pannolino ma si rendeva conto quanto fosse importante  che ritrovasse la strada di casa. Una bambino lo stava aspettando ed era questo che contava veramente.
Non preoccuparti, Lino troveremo una soluzione. Voglio aiutarti
Davvero stai dicendo Lola?
Ma si,certo, bisogna solo trovare una soluzione!

Che ci fai Lola in questo brutto posto? chiese Lino.
Questa come ti ho detto ormai è la mia casa. Mi hanno portato qui in questo bar dell''autostrada per essere comprata da qualcuno. Difficilmente vengo scelta per un bambino , piaccio molto a loro ma gli adulti mi guardano con un po' di diffidenza.Forse sono un po' troppo "frizzantina e sdolcinata" ma i bimbi mi amano e quando mi conoscono mi cercano in continuazione. Ma sono stata sfortunata, invece di finire in una bella famiglia, il tizio che mi ha scelto mi ha utilizzato direttamente uscendo dal bar e mi ha gettato qui per strada. All'inizio è stata dura, ho rischiato più volte di essere schiacciata ma alla fine mi sono fatta degli amici  e  sono rimasta qui.
Ma voglio aiutarti , e quindi ti accompagnerò nel tuo viaggio.
Sei gentile, rispose Lino, non vorrei però metterti così in pericolo .
Stai tranquillo Lino, so badare a me stessa!
Chiediamo a Betta un parere e in fretta però, siamo già in ritardo.
Betta? - chiese Lino.
Ma si, Betta Sigaretta, lei avrà sicuramente una soluzione. Eccola che arriva.
Ciao Betta senti che storia ho da raccontarti.........

Betta Sigaretta, era un mozzicone di sigaretta molto esperto. Ne aveva passate di tutti i colori ma era sopravvissuta e questo l'aveva resa forte e saggia, rispettata da tutti.
- Beh , si è una storia interessante -  borbottava tra una fumata e l'altra. mmmmmmm
Direi che cosa stiamo aspettando, partiamo no?
Ma come  anche tu vieni con noi? rispose Lino.
Ovviamente! E chi l'ha mai visto un bambino? Mi cacciano come se fossi la peste quando ce ne è uno nei dintorni, che antipatiche queste mamme!
Ma come Betta, io ne sogno una da sempre di mamma! - disse Lino - non posso crederci che sono cattive.
Si sono buone - disse Betta Sigaretta - ma solo se sono sole. Spesso davanti ad un bambino pur di non farmi vedere mi nascondono o mi schiacciano al muro.
Cara Betta - disse Lola - te l'ho spiegato mille volte che non ce l'hanno con te, le mamme sono solo premurose e attente alla salute dei bambini e tu...bhè si dai, non sei proprio innocua!
Ma senti un po' da che pulpito! anche tu cara non sei proprio sana come l'acqua....però a te ogni tanto te lo fanno vedere un bambino!
Ma solo alle feste ti ho detto - rispose Lola - gli altri giorni resto nel frigo!
Hai ragione, scusami - rispose Betta - sono solo di cattivo umore! da quando c'è Veronica l'Elettronica soffro della sindrome di abbandono!
Bando alle ciance, si parte!


Così il piccolo Lino pannolino,la doce  Lola Cocacola e la saggia Betta Sigaretta si incamminarono per l'autostrada , direzione: Roma
Le macchine sfrecciavano a grande a velocità e tutti e tre i nostri amici dovettero stare molto attenti a non farsi schiacciare.
Roma era ancora lontana ma camminarono senza fermarsi, sapevano che un bambino aveva bisogno di Lino e non c'era tempo per riposarsi.

Ehi voi dove state andando?
Chi è che parla? - si chiesero tutti e tre
Ma si sono qui, non mi vedete?
Piacere sono Erica, Erica Cartaigienica.
Ciao. piacere. Stiamo andando a Roma da un bambino. e tu?
Per carità non mi parlate di bambini.
Ero in macchina con la mia famiglia quando sono volata dal finestrino. Che ingrati questi bambini!
Dopo averli aiutati e accuditi , dopo avergli soffiato il naso, pulito la bocca e altro...ehm capite... mi hanno scaraventato fuori e non si sono nemmeno fermati.
Io ho provato a gridare, per farmi riprendere ma niente se ne sono andati.
A far bene agli atri poi ci si pente sempre, bleah!
Lola e Betta annuirono, anche loro in fondo erano state abbandonate e non se la sentivano di difendere adulti e bambini.
Ma Lino credeva fortemente nella bontà delle persone e non si arrese.
Cara Erica, a tutti può capitare di sentirsi soli e abbandonati, ma non è così. La vita è piena di imprevisti e difficoltà ma c'è sempre un amico su cui appoggiarsi , per ridere e anche per piangere.
Il destino ha voluto che ci fossimo noi a consolarti, ci conosci da poco è vero, ma siamo dei buoni amici e puoi contare su di noi da ora in poi. Che fai ti unisci a noi?
Non so cosa ci vengo a fare a Roma? - disse Erica - bhe...certo però...qui di sicuro non faccio proprio niente! Va bene mi unisco, qualcosa mi inventerò.

E roma apparì, bella, maestosa , elegantissima.
I nostri piccoli amici iniziarono a cercare un negozio adatto alla vendita dei Pannolini.
Ma Roma è grande e piena di pericoli. Riuscirono a difendersi dagli artigli di un gatto impiccione, dalle scope impazzite degli spazzini "se non sparite vi butto nel secchio a tutti e quattro" gli aveva urlato una di queste, dalle pozzanghere di fango ai motorini: bandito! gli aveva gridato Betta a uno di questi spaventata a morte.

Arrivarono a Villa Ada, poco lontano dal centro.
Si fermarono per riposare, erano stremati e non sapevano più dove andare.

Mi scusi, dico a lei? Urlò Erica.
Dite a me?
Si, ci può aiutare?
Non saprei proprio come posso aiutare un pannolino, una lattina, un fazzoletto e un mozzicone!
Sigaretta, se non le dispiace! - rispose Betta.
Va bene mi correggo, Sigaretta. Sono Simone il Piccione, come posso esservi utile?
Così va meglio - rispose Erica - molto meglio!
Caro Simone, sarebbe così gentile da indicarci un negozio per pannolini?
Lui è Lino, e un bambino a Roma, ha bisogno di lui.
Oh vi aiuterò sicuramente. Vedete quel piazzale con il cancello? Di fronte c' è un negozio specializzato nella cura dei bambini, possiamo provare li.
Venite, vi faccio strada.
Grazie Simone, lei è un piccione molto simpatico.

Lino pannolino entrò nel negozio e poco dopo la commessa lo mise in un piccolo cesto di vimini in vetrina. Non era in fabbrica con Maya ma finalmente poteva di nuovo sognare una famiglia.
Lola, Erica, Betta e Simone aspettarono fedeli nel piazzale, sperando che una mamma adottasse Lino.
Passarono le ore ma niente. Tutta la notte rimasero  di guardia a proteggere Lino.
Lui era li nella cesta triste e sconsolato; forse tutti i suoi sforzi erano stati vani e nessuno lo avrebbe preso con se.
Arrivò l'alba e tutti i suoi amici iniziarono a temere per l'umore di Lino.
Forse non si usano più i pannolini? - disse Betta.
Non dire sciocchezze - rispose subito Erica -  il lavoro sporco lo faccio sempre io e dopo  di me arriva spavaldo un pannolino che si prende tutto il merito. Non dubitate, Lino avrà presto una nuova casa, ne sono certa.

E Erica aveva proprio ragione perché nella mattinata passo una bellissima mamma si fermo in vetrina e guardò Lino.
Tutti smisero di respirare per l'agitazione, perfino Betta non buttava più nemmeno un anellino di fumo.
In silenzio, seguirono la donna passo per passo dentro il negozio, prese dalla cesta Lino e lo portò via con se.
Era donna bellissima, come Lino l'aveva sempre sognata , con i capelli lunghi e scuri.
Con lei una bambina dagli occhi color cielo e la bocca di rosa. Elena  si chiamava quella bella bimba che teneva felice Lino in mano.  Lino riuscì solo a dire grazie ai suoi cari amici che svoltò subito l'angolo con la sua nuova famiglia. Sparì in pochi minuti.

I nostri amici rimasero nel parco un po' tristi , Lino già gli mancava terribilmente ma era stato giusto così.
Ah che bel lieto fine!  - disse Lola
Mica tanto - ribattè Erica - e noi ora che facciamo. Visto? vedete a far bene agli altri? Ve l'avevo detto prima...
Ma smettila - disse Betta - che stavi in autostrada da sola, almeno ora sei a Roma!
Bell'affare....mmmmm...- Disse Erica

E tu?  Si tu Cocacola
Lola si girò. chi ha parlato? - chiese
Siamo qui nel bidone blu.
Perché non ti unisci a noi?
Li dentro? - ribatte - non ci penso proprio!
Ma come non credi nella reincarnazione? Magari presto diventi un chinotto!
Non ci penso proprio a diventare un Chinotto! - disse Lola un po' stizzita!
Va bene allora magari una Birra gran riserva!
Bhe io..veramente...
Ma che ci stai pure pensando? disse Betta
Saltaci dentro subito, c'è il futuro lì!
Bhe se non avete nulla in contrario....una Gran Riserva non sarebbe male....Grazie ragazzi per tutto. Vi voglio bene

Betta, Erica e Simone il Piccione iniziarono a camminare nel parco.
Caspita che fortuna Lola - disse  - Erica - sistemarsi così. Scoprire di punto in bianco di avere un futuro non capita di certo a tutti!
Hai ragione Erica - disse Simone - ma la fortuna è dietro l'angolo e prima o poi bacia tutti.
Prima poi che prima - disse un po' sconsolata Betta , a me poi non mi bacerà nessuno!
E mentre lo diceva, un signore adulto  sulla panchina la prese in mano e l'avvicinò alla bocca per farsi una bella tirata.
Finalmente - disse Betta - era da un po' che nessuno mi apprezzava così!
Ragazzi andate pure, resto qui con lui, siamo fatti l'uno per l'altro lo sento!

Ciao Betta, divertiti! - dissero Simone e Erica.

Si sta facendo tardi, è quasi il tramonto, devo tornare al nido dai miei piccoli - disse Simone.
La loro mamma è morta e solo io posso prendermi cura di loro. Tu che farai Erica?
Non lo so ancora, ma tu vai non ti preoccupare per me.
Potresti darmi una mano con i bambini! - disse Simone. Sono soli e io posso procurargli il cibo ma non posso accudirli come una mamma. Tu in fondo sei morbida e tenera.
Io  ma quando mai - disse erica - sono una zitella acida e antipatica.
Se fossi stata cattiva non avresti mai aiutato Lino Pannolino. Sei arrabbiata perchè ti hanno abbandonata ma sotto sotto nascondi un cuore d'oro.
Dici sul serio? - disse Erica commossa.
Certo - disse simone il Piccione.
Con il suo grande becco, Simone prese Erica con se e volarono insieme sopra i tetti di Roma.
Una nuova vita aspettava Erica come il resto della compagnia.
Tutti i nostri amici trovarono l'amore e quindi la felicità.

Una favola per ricordare che non bisogna mai smettere di sognare nella vita perché è la linfa che ci tiene in vita.
Forse a volte la fortuna tarderà ad arrivare e non sempre ciò che accade è bello e piacevole, ma tieni stretto ciò che per te conta veramente e il resto non preoccuparti , lo puoi anche perdere per strada, sarai solo più leggera e veloce nella ricerca della tua felicità.



Dedicato a mia nipote Elena, un sogno divenuto realtà.






















venerdì 14 giugno 2013

Pietro

Chiara ha partorito, oggi, adesso.

E' stato un parto abbastanza veloce in fondo, l'hanno ricoverata ieri mattina e oggi all'ora di pranzo è finito il travaglio e Pietro è tra noi.
Sta bene il bambino, pesa 3,750 kg
Anche la mamma sta bene, un po' provata ma ora è ok

E' stato un giorno difficile per me.
L'avevo chiamata ieri mattina per sapere a che punto era e ha fatto in tempo a rispondermi  per un soffio perché era già in accettazione per essere ricoverata.
Da quel momento  ansia e agitazione si sono impadronite di me.
Sono stata tutta la giornata in  ufficio e poi a casa ma con la testa e con il cuore a Milano, accanto a lei.
Ho sofferto all'idea di quello che stava passando e me la immaginavo in quella stanza di ospedale con le infermiere.

Ora sta bene e anche io provo un respiro di sollievo.
Questo evidentemente è ciò che si dice di una bella amicizia, quando si soffre e si gioisce insieme.
Vorrei tanto stare li con lei, tenerle la mano e salutare il piccolo Pietro. Ma il lavoro e gli impegni non me lo permettono. Da anni Chiara vive a Milano e non posso prendere un treno al volo e correre da lei. Lo vorrei tanto ma ora è impossibile.

Da oggi la vita di Chiara cambierà e anche le sue priorità
Anche il nostro rapporto cambierà, forse sarà meno presente e questo mi spaventa.

Chiara è l'amica con la A maiuscola. E' presente , sempre , è saggia e amorevole. E' severa quando serve , spiritosa e anche un po' pettegola.
Ama le scarpe i vestiti e ultimamente, non so perché, le tende.
Ha i capelli frisé che tiene a bada con la piastra, una taglia 42 perfetta e un piedone da 40.
Vive a Milano da molti anni, ha un marito, un buon lavoro e una bella casa.
Le invidio la sua saggezza, la sua volontà e l'estetista Walda che fa una brasiliana da urlo

Noi siamo amiche dai tempi della scuola. Ci hanno messo allo stesso banco quando sono arrivata in quarto liceo. Lei era sola in prima fila, perché il resto dei compagni erano dei perfetti idioti e con nessuno aveva veramente legato.
Inizialmente la trovavo noiosa perché mi sembrava troppo timida e troppo perfettina per me. Ma è bastato poco tempo per conoscerci nel profondo e già alla fine dell'anno eravamo inseparabili.
Gli anni sono passati e entrambe abbiamo avute le nostre piccole batoste, ma l'altra c'era sempre e ora siamo qui, come due sorelle.

Oggi lei è mamma e spero che continuerà a volermi bene come sempre.
Perdere Chiara sarebbe perdere una buona parte della mia serenità, è  la parte migliore di quello che ho seminato negli anni e mi fa sentire una bella persona.

Una volta ho letto che una persona si giudica dagli amici che ha, dunque sei tu Chiara che mi rendi speciale.
Auguri amica mia, sarai una mamma stupenda.






giovedì 6 giugno 2013

Sempre mezzo pieno, sempre!

Esco per andare a lavoro.
Sono in motorino pronta ad incominciare una nuova giornata.
Primi clacson appena scatta il verde , neanche il tempo di mettere la mano sul manubrio che già quello dietro di me si spazientisce.

Altro semaforo, questa volta è lungo e inizio a guardarmi intorno. Mi accorgo che Roma è tappezzata di manifesti per il ballottaggio del sindaco. Povera Roma quanto sei sporca.
E quello che scrivono in campagna elettorale è ancora più avvilente di dove li attaccano. "Marino è contro la famiglia", "Roma cambia, Alemanno Sindaco" (ma chi c'è stato al campidoglio gli ultimi 4 anni? O_o) "Con Marino più tasse per tutti".
E penso che Ignazio Marino ha indiscutibilmente sporcato Roma ma almeno i suoi manifesti non denigrano in modo falso e irrispettoso l'avversario. Essere medico a favore delle staminali , delle coppie di fatto e dei gay vuol dire essere contro le famiglie? Si può non condividere certe ideologie ma ci si deve abbassare a tanto?

Continuo il mio tragitto verso l'ufficio, perché incredibile, ma sono ancora nemmeno a metà strada.
Mi fermo per fare benzina. Accosto alla pompa e aspetto il ragazzo di colore (ormai sono tutti extracomunitari ) che mi chiede quanto deve mettere.
Nel frattempo arrivano due macchine e allora il capo (italiano ovviamente) è costretto ad alzare il culo dalla sedia, dalla radio e dal calendario di Max con la tipa con due tette enormi di giugno.
Mentre il ragazzo sta finendo di servirmi il capo sbraccia alle 2 macchine di avanzare verso la mia pompa e strilla seccato "te voi levà"
Io mi giro basita convinta che stesse parlando con me. Ma quella merda di uomo non ce l'aveva con me e nemmeno era alterato. Era il suo tono solito per rivolgersi all'extracomunitario.
"Un momento che modi!" dico io difendendo l'extracomunitario, ma è tutto inutile. Il proprietario ha iniziato a scusarsi dicendo che quelle parole non erano rivolte a me (ci mancherebbe..) e io non ho fatto in tempo a salutare e ringraziare l'extracomunitario del servizio che già era impegnato con l'altra macchina.
Risalgo in motorino e riparto.
Certo che modi, pensavo tra me. Io mi lamento del mio capo e guarda tu , in certi posti come si permettono di trattare la gente.

Arrivo a Porta Pia, sono a metà strada!
Un anziano in macchina tenta di accostare in seconda fila senza mettere una freccia. Va piano e non si decide a fermarsi. Tre motorini e due macchine iniziano a suonare e insultare quel povero uomo.
Il mio pensiero è andato subito a mio padre che ha 73 anni e che sarebbe potuto benissimo essere lui alla guida di quella macchina e l'idea di quegli insulti mi ha fatto rabbrividire.

Via del Quirinale, piazza Venezia, corso Vittorio Emanuele, come sempre. Taxi che guidano come se fossimo in pista e turisti terrorizzati che non osano attraversare la strada speranzosi che prima o poi qualcuno si fermi per farli passare, d'altronde sono sulle strisce...

Arrivo a destinazione  e parcheggio il motorino.
Sono triste perché quello che mi è accaduto finora è la regola, la normalità.
Mi sento avvilita perché io non voglio far parte di questa gente ma forse è la vita che ti ci porta ad esserlo e
se non impari non sopravvivi.
D'altronde anche il mio capo pur di non farmi andare in maternità mi butterebbe dalle scale.

Che schifo, che vita di merda!

Prendo la borsa e mi dirigo verso l'ufficio quando una cosa cattura improvvisamente la mia attenzione...






C'è qualcosa di confortante in quello che vedo e subito mi sento meglio.
Nonostante il terreno arido e la sporcizia intorno  c'è qualcosa di più forte e bello che cresce senza paura.
Mi sento meglio, e il mio bicchiere diventa improvvisamente mezzo pieno.












giovedì 30 maggio 2013

Pace a domicilio

Il litigio in una convivenza ha tutt'altro sapore.
E' davvero una passeggiata rispetto a quando si vive separati.
No c'è ansia, non c'è attesa, non c'è paura.

Rob è partito per una vacanza in sardegna per 5 giorni.
Dovevo andarci anche io ma alla fine ci ho rinunciato per i troppi impegni in ufficio. Grazie al mio fantastico posto di lavoro, la mia Non-Vita è davvero elettrizzante!

Giovedì sera è partito e già mi giravano le scatole. Non so dire esattamente cosa mi infastidisse tanto. Probabilmente un mix di invidia , rabbia e solitudine mi ha fatto fare un po' di capricci.
L'apice l'ho raggiunto domenica sera dopo esser andata da sola sabato al battesimo del figlio della mia collega e sempre da sola domenica da Ikea con altre 2 coppie.
La sera ero furiosa, e niente placava la mia rabbia se non litigare con lui al telefono.
Allora ho iniziato a pensare alle dinamiche del litigio.
Non ero spaventata, ero tranquilla certa che in ogni caso lo avrei rivisto martedì.
Non c'erano imprevisti o attese , era certo a casa doveva tornare!
E non ho passato il tempo a controllare se il telefonino aveva campo, e nemmeno lo portavo sempre con me. Ero nervosa si, ma sicura dei prossimi eventi.

Onestamente non tornerei mai indietro, ma questo è solo il mio punto di vista, il mio carattere.
Mi fa pensare a quella scena del film Harry ti presento Sally, quando Marie e Jess ricevono le telefonate  di Harry e Sally che hanno appena passato la notte insieme. E lei, nel suo caldo e comodo lettone ancora spettinata e struccata guarda il marito  e dice : "dimmi che non ci dovrò mai più passare" .
Ed è proprio così!. Mai più ansia e spavento, con il dubbio di chi sarà il primo a cedere e a fare il primo passo. Basta con trovare scuse e opportunità per rivederlo o sentirlo.
Comodamente te lo ritrovi a casa senza nessuna fatica o crolli di orgoglio.
Sai che torna ,spesso sai anche l'ora esatta. Ti puoi preparare mentalmente o fisicamente. Puoi elaborare un discorso o perfino fare la vaga.

Scrivo questo post e mi sento improvvisamente vecchia.
E' finita l'età dei primi appuntamenti, dell'ansia del primo bacio e dei vestiti da mettere?
E' finito il tempo di controllare in ogni istante il telefono, di vedere se prende e di amareggiarsi se il messaggio che arriva non è suo ma della nostra migliore amica?
Sono più tranquilla ora è vero ma forse ho perso qualcosa che non tornerà più.
E con questo non voglio dire che Rob sarà il mio compagno per sempre, potremmo lasciarci anche domani ma l'esperienza e il tempo ci cambiano radicalmente e certe sensazioni non credo torneranno più. Mi sento già fortunata di averle provate al momento giusto, all'età giusta.
Anche un adulto può essere felice credo, ma per quanto fortunata o consapevole sia la sua felicità non sarà mai come quella di un bambino perché mancherà sempre di leggerezza.




PS non ho controllato se il telefonino prendeva, è vero, ma che sollievo tutte le volte che mi chiamava......







mercoledì 22 maggio 2013

Spietata convivenza!

Ed eccolo qui, un altro inconveniente della convivenza.
Il problema è il limite che non si dovrebbe mai superare e che è poi la vera differenza tra un fratello e un compagno.
Lo so che prima o poi succede a tutti ma detto tra noi non dovrebbe mai succedere!
E' imbarazzante raccontarlo, pensate viverlo!

Era lunedì mattina al momento della sveglia.
Solitamente dopo colazione  come tutti gli uomini che ho conosciuto, Rob va in bagno. E' l'unico momento in cui gira la chiave della porta per non essere disturbato. Mi sembra giusto, per certe abitudini bisogna mantenere la privacy ed io onestamente non ci tengo proprio ad impicciarmi di certi rituali.
Ci sta per 10/15 minuti con la sua rivista di macchine usate e antiche "la Manovella" appositamente appoggiata  di fronte al water.
Io, come tutte le donne che conosco, non sono affatto così metodica e non riesco a stabilire un momento della giornata da dedicare esclusivamente a questa pratica. Mi coglie purtroppo impreparata ma finora me la sono sempre cavata!
Mi sento in dovere aggiungere che essendo una persona ansiosa, succede spesso in momenti di stress di avere violenti e improvvisi attacchi di colite, mal di stomaco o diarrea come la volete chiamare. Ho affrontato e superato negli anni momenti molto imbarazzanti ,a fortunatamente senza troppe figuracce. Solo una volta...in una portineria a corso Vittorio Emanuele...faceva caldo e nell'autobus c'era l'aria condizionata a palla...che vergogna...ma è un'altra storia, magari un altro post...o anche no!

Ritornando a lunedì, un volta uscito dal bagno, doccia compresa, Rob si veste e se ne va.
Quella mattina ero contenta che se ne andasse, anzi lo seguivo con la giacca e lo zaino in mano per accelerare l'uscita. avevo un certo stimolo doloroso, direi dei crampetti e mi piaceva l'idea di rilassarmi in bagno da sola.
Esce = Corro
Faccio in bagno tutto quello che dovevo fare. Esco soddisfatta per aver fatto in tempo e per essermi tolta "l'imprevisto" in casa e non in ufficio o peggio ancora per strada.
Mi preparo, mi trucco mi improfumo vado a lavoro.

Arriva la sera e io e Rob usciamo con la macchina.
Gli racconto che per colpa del mio capo, sono stata emotivamente agitata per il week end e così stamattina mi sono sentita male.
Per fortuna ero a casa! gli dico io.
Me ne sono accorto. Dice lui
Cioè? Dico io
Ho visto il Water. Dice lui
Oh cazzo , non ho controllato la tavoletta! (faccia dell'urlo di Munch )
Un senso di vergogna mi assale con la tentazione di scavare una fossa per seppellirmici dentro per sempre.
Come ho potuto dimenticare di controllare la tavoletta. No Paola No, Così non va affatto bene...
Che vergogna. Dico io
Lui ride. Che stronzo, mica mi dice non importa amore succede spesso anche a me" ?!?
Rido pure io coprendomi il viso. Non fa niente mi dico ma in realtà fa eccome....

Torno a casa e corro in bagno.
Chiudo a chiave la porta e affronto il water.
In realtà non c'era niente di che. Due piccole macchioline che ho accuratamente rimosso.
Pensavo peggio sinceramente ma comunque la figuraccia resta.

La cosa che più mi ha stupito di tutto questo è il fatto che lunedì mattina proprio non mi è venuto in mente di controllare il water. E dire che lo faccio spesso, sempre!
Se mi è passato di mente vuol dire che ero perfettamente a mio agio in quel bagno, che lo sento mio, e sono rilassata al 100%
Bisogna guardare i propri comportamenti sotto tutti gli aspetti.
Se da un lato ho visto in un nanosecondo la fine del nostro rapporto per mancanza di sex-appeal (il mio ovviamente) e scartata per una bella 20enne in minigonna e tacchi 15 dall'altra ho capito per la prima volta quanto sento mia quella casa, quel letto, quel  bagno!
La casa del mio compagno è la mia casa. E questa sensazione è un traguardo raggiunto e la base migliore da cui partire per tanti altri progetti.

La verità è che in una relazione ci sono varie fasi e non tutte felici.
So benissimo che dopo l'attrazione e l'innamoramento arrivano fasi più difficili che molte coppie non riescono a superare. Io però non ho la più pallida idea di come si faccia e penso spesso con timore quando un giorno indossando una tuta o un paio di calzini antiscivolo, mi guarderà con orrore.
Io non ce l'ho delle soluzioni al riguardo, ci penserò al momento. Se ne avrò le scriverò qui e aspetterò i consigli che qualche anima pia mi darà.

Per il momento cerco di non pensarci troppo godendomi questa convivenza che al momento va alla grande, dopotutto lo so,  "Nessun paradiso può durare a lungo se vi convivono un uomo e una donna" (cit.)





venerdì 17 maggio 2013

Finalmente Donna

Sono stati giorni faticosi quelli lontani dal mio blog, difficili e sgradevoli.
Ma li ho superati; da sola e con intelligenza.

L'episodio più doloroso è stato lo scontro che ho avuto con il mio capo.
Erano già parecchi giorni  che provavo fastidio e irritazione dal suo atteggiamento. E' sempre stata una persona difficile e ingiusta ma dopo l'annuncio della gravidanza della mia collega (settembre 2011) si è indurito e incattivito nei miei confronti. E' vero che la mia collega è rimasta a casa per tutti i 9 mesi ma è anche vero che ha più di 40 anni e la gravidanza, oltre ad un miracolo, è stata a rischio per tutto il tempo. Io sono stata felice fin dall'inizio per lei e non mi è pesato affatto poterla aiutare. La mia collega, oltre ad essere compagna di scrivania è una cara persona che stimo e amo. Non è stato facile andare d'accordo con lei 
inizialmente, ci sono voluti 7 anni ma ora è una cara amica a cui tengo particolarmente.
Il mio capo ovviamente non la pensa in questo modo e pur dimostrando entrambe una flessibilità e disponibilità nei suoi riguardi, il suo atteggiamento in questi  ultimi anni è cambiato.

Non mi soffermo tanto a parlare del mio capo, non ne ho davvero voglia, posso solo dire che è una persona incapace di amare qualcuno , una persona profondamente  ingiusta incattivita dalla vita.
Lo giustifico in parte perché credo abbia avuto un'infanzia difficile e una famiglia incapace di comprenderlo.

Lo scontro è avvenuto venerdì scorso in chiusura. Eravamo soli, io e lui perché la mia collega ormai fa part-time solo la mattina.
Per un piccolo lavoro sulla mailing list è scattato uno scontro verbale durissimo e violento. Lui ha iniziato ad urlare offendendo e accusando me e la mia collega di lavori svolti male e io ho risposto educatamente ma alzando la voce.
Ero davvero stanca di due anni di comportamenti sgradevoli e irriconoscenti  da parte sua e per la prima volta non ho voluto tacere.
Lo scontro è durato fino al giorno dopo quando con un po' più di calma ci siamo accusati reciprocamente delle nostre mancanze. Ho ascoltato con orrore e delusione le critiche che mi faceva.
E mentre ascoltavo capivo tante cose.
Ho capito che le minacce non sono sempre verbali, a volte un tono e un comportamento possono avere lo stesso effetto.
Ho capito che in questi ultimi due anni , la gravidanza della mia collega deve averlo scosso nel profondo e allertato sulla possibilità che anche io faccia lo stesso.
Ora capisco i miei timori che tutte le persone a me care non vedevano.
Ricordo perfettamente ogni volta che affrontavo il discorso figli con la mia collega, mia sorella, i miei amici e miei genitori  nessuno capiva le mie ansie e si stupivano di tutti i problemi che presentavo.
La risposta era sempre la stessa: " non è il lavoro che ti deve influenzare in una scelta del genere. Il tuo contratto (tempo indeterminato) ti tutela completamente, se vuoi dei figli falli subito"

Ora comprendo con orrore che le mie scelte sono state davvero influenzate da questo uomo che non ha avuto il coraggio e l'onesta di parlarmi francamente ma ha scelto un modo subdolo e aggressivo per mandarmi messaggi di minaccia.
Avrebbe potuto parlarmi francamente perché su certe questioni credo sia facile trovare un accordo.
Se avesse notato il tipo di persona che ha di fronte avrebbe capito che mai mi sarei approfittata di questo contratto  e pur volendo una famiglia avrei cercato di organizzare gli eventi in modo da danneggiare il meno possibile gli impegni in ufficio.
Invece no, si è chiuso a riccio preferendo una politica di terrore che ha solo indurito e rovinato il clima lavorativo.

Mentre uscivo ripensavo alle sue parole, ridicole e quasi da denuncia. Ho ripensato alla frase orribile che è uscita dalla sua bocca che dovrei ringraziarlo in questi anni di crisi che mi ha mantenuto il contratto a tempo indeterminato e che se andassi in altre aziende mi farebbero firmare un foglio che nel caso rimanessi incinta verrei immediatamente licenziata.
Queste frasi, e altre simili, mi rimbombano nella mente e mi fanno svegliare di notte.
Razionalmente so di aver ragione e di essere nel giusto ma emotivamente qualcosa quest'uomo ha scosso e ferito.
Ho bisogno di tempo per metabolizzare l'accaduto, razionalizzarlo e superarlo come meglio credo.
Ce la faccio, ci sto già riuscendo ma non è semplice.
A questo serve la psicoanalisi che ho fatto, per chi non lo sapesse, a contemplare e affrontare le difficoltà senza  paura e panico.
Venerdì sera mi tremavano le mani dalla rabbia, non ho potuto subito guidare il motorino dal nervoso che avevo ma ho respirato forte e acceso una sigaretta. Sul momento è bastato per tornare a casa. Poi ho pianto, parlato con Rob e mia sorella, fatto una doccia e sono andata a dormire.
Lentamente, senza paura ho frugato tra i ricordi di quella conversazione e individuato  ciò che mi aveva ferito nel profondo. Anche tra i miei comportamenti e frasi ho cercato di trovare dove avevo sbagliato. Quando ho avuto tutto chiaro ho iniziato a elaborare e superare con coraggio il problema.

Oggi mi rendo conto di essere una donna, un'adulta,  forte e coraggiosa.
Mi rendo conto che la vita è difficile ma non impossibile e che certe conquiste sono dolorose perché hanno un prezzo.
Oggi mi rendo conto in questa società devo difendere la mia famiglia prima ancora di crearla e che combattere la crisi è osare con il cuore.

Oggi mi rendo conto che posso farcela, ed è una sensazione bellissima, di assoluta libertà.



mercoledì 24 aprile 2013

Varie Riflessioni

Sono sola qui in ufficio.
Il mio capo è in svizzera per lavoro e la mia collega , che fa il part time è andata via alle 14.00
Mi è sempre piaciuto stare sola in ufficio e ancora di più alla viglia di un ponte o di un week end.
Di colpo non arrivano più le mail, il telefono smette improvvisamente di squillare e un silenzio dalla strada mi da un assaggio di vacanza.

La sensazione che provo è molto strana, tra tante cose c'è anche un velo di malinconia.
Mi ricordo molto bene il cattivo umore prima di un week end e quella orrenda sensazione che provavo leggendo i post su Facebook di tutti i miei amici. Super week end di là, fantastici partenze di qua, pranzi sotto il sole con smalto e capelli perfetti con la voglia di sbandierare al mondo la propria supermegafantastica vita.
Io leggevo tutto con una punta di invidia, sognando anche io una vita fatta a due con amici, cani e continue partenze.
Pensavo "accidenti che vita fica quella" o "che bella coppia". O la stessa invidia andava a quella single che si taggava in ogni istante della giornata in pose perfette , in posti perfetti con altrettante amiche perfette.
Poi anche a me la vita è diventata supermegafantastica ma non ho avuto  mica tanta voglia di spiattellarla su Facebook.
E onestamente non ho mica tanta voglia di passare le mie supermegafantastiche ore a scattare 200 foto per poi autotaggarmi (che tristezza mammamia!)  o  comunque di informare chiunque conosco  dove sono, che cazzo sto facendo e cosa sto mangiando.
Tra l'altro se sto in piacevole compagnia del mio ragazzo e/o mia sorella e Elena e/o le mie amiche non ho alcuna voglia di correre il rischio che qualcuno (che evidentemente se non ho chiamato è perché non ho voglia di vedere?) sia nelle vicinanze.

Stasera senza  post o taggata esco di corsa  dall'ufficio,perché a casa mi aspetta Rob.
Valige pronte, si parte per il Friuli.
Rob ha una casa molto carina vicino Pordenone, e passeremo lì il ponte fino a domenica.
Sono contenta di partire con Rob, anche se un po' mi dispiace sapere che invece tutta la mia famiglia, compresi gatti e nipote, sono alla casa al mare. Inoltre anche Chiara torna a roma per il week end con il suo bel pancione. Forse avrei voluto stare anche un po' con loro.
Pazienza sarà per la prossima volta, non posso lamentarmi sempre.

Saranno 4 giorni di relax lì in pianura.
Il cibo poi è ottimo, tra il prosecco e il prosciutto di San Daniele potrei sentirmici male.
Inoltre vicino ci sono le Dolomiti e il Veneto.
Rob mi ha promesso che faremo un salto ad Auronzo di Cadore, dove siamo stati questa estate e torneremo al ristorante che ci era tanto piaciuto. Credo di averci lasciato un pezzettino del mio cuore tra quelle montagne  e l'idea di tornarci mi rende felice.

La vacanza sulle dolomiti è stata la prova per la nostra convivenza. Ce lo siamo proprio detto in faccia: se va bene la vacanza a settembre andiamo a vivere insieme, e così è andata.
Da allora molte cose sono cambiate nel nostro rapporto, soprattutto nel conoscerci.
Ieri c'è stata una piccola discussione dopo cena.
Per farla breve lui era infastidito che io stessi lavando alcune pentole a mano ed io che lui stesse continuando a vedere il film su Sky mentre io , lavando, non riuscivo a seguire. A questo porta la tecnologia di sky, che ti incazzi se lui non stoppa per aspettarti!
Iniziamo a discutere e lui , che perde spesso e volentieri la pazienza, spegne tutto e se ne va nella stanza da letto.
Oltre al fatto che è un gran maleducato perché se tu la tv non la vuoi più vedere, si da al caso che a me va ancora!
Ma la verità è che pochi sanno comunicare, molti sanno solo urlare.

Con  i guanti (ho fatto la manicure sabato)  e il grembiule (avevo la camicia bianca)  l'ho raggiunto in camera da letto. Entro nella stanza con calma serafica ( tutta presa dallo specchio, Gesù come sono conciata!) gli dico che ci sono rimasta male; che non ci si comporta così a prescindere da chi ha ragione e chi torto.
Lui borbotta qualcosa ma non si capisce, io ritorno in cucina a terminare il lavaggio dei piatti e a togliermi (soprattutto) quel grembiule e quei guanti terribili. E mentre sono piegata a raccogliere qualcosa da terra, si avvicina Rob e mi da un bacetto sul collo e mi chiede scusa per prima.

Rob è una persona istintiva e finisce sempre per sbagliare a causa dei suoi modi e  risposte.
Sono quelle persone istintive che io amo chiamare ingenue perché alla fine devono sempre chiedere scusa.
Io in questo sono più astuta e perfida. Non perdendo facilmente il controllo, raramente mi ritrovo a dover pentirmi delle cose che ho detto o fatto.
In una convivenza , ci sono anche punti a favore e sfavore. Questo va assolutamente a mio vantaggio perché sarà buono tenere a mente che nel torto marcio e nero basterà fargli perdere le staffe per rigirare tutto a mio favore. E' un pensiero Machiavellico e subdolo ma non ho mai pensato che la convivenza fosse facile e indolore e a questo mondo bisogna pur difendersi. Rob non è certo un angelo e anche lui ha i suoi assi da giocare contro di me quando gli occorre, credetemi.

E in tempi di pace come questi, è bene aggiungere che un' altra regola della convivenza è  saper conoscere e  i limiti dell'altro.
Sono certa che una delle mie qualità che Rob ama di più è proprio quella di non perdere le staffe facilmente e di portarlo a ragionare con calma e dolcezza.

Sono un po stanca però di tutta questa gente che sfrutta la mia psicoanalisi, dovrebbero almeno rimborsarmi una parte cazzo. Causale: usufrutto.

martedì 23 aprile 2013

Una onesta ladruncola

Ho sempre diviso la gente in due tipologie: i fortunati e i Fantozziani.

I fortunati sono solitamente vincenti nella vita. Tutto gli va sempre liscio e ogni imprevisto si incastra perfettamente con gli altri impegni della giornata, e  il tutto funziona a meraviglia.
E' un po' come Mr Magoo, il cieco che camminando su una trave o una gru riesce ad arrivare a destinazione senza mai accorgersi  di tutti gli ostacoli che incontra.
Magari nelle cose che realmente contano nella vita non hanno molta fortuna ma nelle piccole cose credetemi  sono davvero vincenti. Parcheggiano sempre davanti al portone dove devono entrare nonostante abbiano un Hummer  o roba del genere, riescono a farsi togliere qualsiasi tipo di multa nonostante siano uomini o delle racchie pazzesche, spostano parrucchiere, estetista o visita medica anche un secondo prima del primo appuntamento senza nemmeno giustificarsi , scusarsi o pagare in qualche modo del ritardo.

La seconda categoria, i Fantozziani, sono persone invece indiscutibilmente più sfortunate nel pratico. Nonostante partino spesso avvantaggiati nella vita rispetto all'altra categoria, per affetto , soldi e serenità più in generale, nella vita pratica affrontano da martiri un costante conflitto contro le ingiustizie e le sfortune.
Così l'autobus gli passa sempre sotto il naso e il parcheggio anche di una smart diventa utopia.
Resti sbagliati, benzinai rotti quando si è a secco, bancomat smagnetizzato al supermercato, o busta della spesa che si rompe mentre si attraversa la strada. E via così, tutto così!
Io ovviamente faccio parte di questa categoria al 100%
E' frustante  vivere così e serve tanta serenità e buon senso per non perdere le staffe contro se stessi. Anche perché tutto intorno a noi sembra funzionare a meraviglia e non te ne capaciti!

Ma venerdì per pochi istanti ho fatto parte dei furbetti e credetemi , per un Fantozziano è una sensazione davvero unica e elettrizzante.

Ero al supermercato (come al solito), ero arrabbiata con il mio capo (come al solito) non sapevo cosa fare per cena (come al solito).
Vado al banco del pesce e mi rendo conto che il venerdì è fresco. Decido di comprare una spigola e delle vongole.  Prendo il pacco, 22 euro . Bene e la cena è fatta.
Decido che con la spigola bisogna bere un buon prosecco. Prendo la bottiglia in offerta a 5 euro. Bene anche questa è fatta.
Un po' di pane, 2 euro. Bene ho finito.

Mi metto in fila alla cassa. Dietro di me due ragazze amiche della cassiera. Parlano tra di loro dello sciopero in corso dei  bus e della metro.
Arriva il mio turno, metto tutto sul rullo.
Ciao
Ciao
Un busta per favore.
Bene. tessera?
No
Bip Bip Bip
7 euro, Bancomat?
mmmm ssssì. (7 euro?. Ho capito male?)
Pin per favore. Grazie. Arrivederci.
Arrivederci.

Vado con la mia busta da 29 euro verso l'uscita, con uno scontrino da 7 euro.
Avrei potuto dire qualcosa, correggere la cassiera ma proprio non mi andava.
Dopo tante volte dove quella fregata sono stata io per una volta mi sono voluta godere il momento. Forse sono stata disonesta ma tante volte ho pagato più di quello che dovevo e tante volte mi hanno fregato senza poter dire niente.
In fondo quel pesce io l'ho appoggiato sul rullo e in fondo quella busta è passata sul lettore codici a barre come tutti gli altri oggetti. Sarà stata distrazione della cassiera, lo sciopero dei mezzi o le amiche della ragazza fatto sta che la fortuna è girata per una volta dalla mia parte e quel pesce è stato veramente economico.

In motorino ho iniziato a fare pensieri ridicoli . L'idea che qualcuno mi inseguisse con lo scontrino in mano diventava sempre più reale nella mia fantasia, e la storia peggiorava con la ricerca dei miei dati attraverso il bancomat .
Una volta entrata nel garage mi sono tranquillizzata  ma solo perché qui nessuno poteva trovarmi, non ho  cambiato la residenza e il bancomat è intestato per errore a mio padre!!!!

Quella sera la cena è stata davvero buona e le bollicine hanno fatto il resto.
Ho brindato  a quella deliziosa cenetta romantica, al mio sfacciato colpo di fortuna e alla mia stupida ansia che non smette mai di seguirmi anche nei miei audacissimi furti!

Alla salute!