sabato 14 dicembre 2013

Due

Sono di nuovo sola.
Avevo fatto i conti non considerando tutte le possibilità. Forse l'entusiasmo, forse un insensato ottimismo o forse la felicità che annebbia la vista, ma così è andata.
Quel cuore che batteva dentro di me si è fermato e la cosa orribile è che nessuno sa dirmi quando. Nessuno.
Nel silenzio con cui è arrivato si è fermato ed è rimasto li per giorni senza che io mi rendessi conto.
L'incubo è iniziato sabato 30 novembre e posso dire che sono state le due settimane più brutte della mia vita. Riemergo ora con molte ferite, alcune evidenti come la mia magrezza sul viso altre meno come il mio sguardo.
E' iniziato quel sabato mattina quando mi sono accorta che avevo delle piccole perdite. Avevo letto proprio il giorno prima su internet che nella nona settimana erano possibili delle perdite perché l'embrione si stava attaccando. Non avevo dolori e le perdite erano scure. Vado in ufficio fino all'ora di pranzo poi ritorno a casa. Dovevo raggiungere mia sorella da una nostra amica ma non mi sentivo molto bene ed ho preferito andare a casa dei miei a riposarmi.
Ho chiamato il dottore che mi ha prescritto subito riposo e degli ovuli di progesterone.
Non ero allarmata ma non capivo perché quelle perdite non smettevano. Sempre poche, ma continue.
Richiamo il dottore alle 5, poi alle 7 e  decidiamo di andare al pronto soccorso.
Scelgo il Policlinico Umberto I perché era il più vicino , salgo su un taxi con mia sorella che intanto era tornata e mi metto in fila. Dopo quasi due ore di attesa mi visitano e mi fanno un'ecografia. Trovano  il battito e l'embrione dicendo che è leggermente più piccolo per essere alla 9 settimana, ma tutto va bene e mi mandano a casa. Mi consigliano 7 giorni di riposo e 3 fiale di progesterone da fare.
Passano i giorni e le perdite continuano.
Il martedì successivo vado dal mio ginecologo che mi visita e mi prenota una nuova ecografia per la settimana seguente.  Intanto non mi fa male più il seno e mi spavento.
Sentivo che c'era qualcosa che non andava ma tutti mi rimproveravano di essere la solita pessimista.
Impossibile aver perso il bambino stai tranquilla mi dicevano. E' normale, ce le ho avute pure io, il sangue è marrone quindi è una cosa passata, non hai crampi, io le avevo rosse fuoco per tutta la gravidanza, il seno non vuol dire nulla e nemmeno l'assenza di nausea e sonno, etc etc.
Le mie ansie c'erano e più crescevano più la gente intorno mi consigliava di non ascoltarle.
Ma c'erano credetemi, avvertivo che qualcosa non andava, ora potete credermi anche se è tardi.

Dio se ripenso ora a quei giorni; le minacce del mio capo per essere rimasta incinta, il  mio corpo che non gestivo più, lo stress e la paura di quei giorni mi sale rabbia e dolore.
Fortunatamente a volte non ti rendi conto di nulla finché non ne esci, e forse in questo caso è stato un bene.
Martedì mattina, il 10 dicembre, vado  dal mio dottore  e con la mia mano nella sua veniamo a sapere dalla dottoressa che mi faceva l'ecografia che il battito non c'era più. L'embrione era piccolissimo poi per le 10 settimane e che da tempo ormai si era arrestato tutto.
Un dolore indescrivibile sale da li, dalle mie viscere, dal punto più profondo della mia pancia per uscire per la prima volta. Tutta la tensione che avevo provato per due settimane, tutta la paura, l'angoscia ora aveva un nome, e una spiegazione.
L'epilogo mercoledì al San Giovanni quando mi hanno fatto il raschiamento .
Io in un letto vicino alla finestra, l'unica su sei letti a non avere la pancia. Sembravo un'intrusa in un gioco della settimana enigmistica. Tutte mi guardavano incuriosite, loro doloranti ma felici, loro con i loro bambini, loro che erano diventate mamme.
Mi vergognavo, mi nascondevo sotto le coperte in attesa che mi portassero in sala operatoria. Mi vergognavo perché non ero una di loro anche se lo avrei tanto voluto essere . Mi ripetevo che ci avrei riprovato presto e che un giorno sarei stata li come loro, ma niente mi dava sollievo.
Il raschiamento è andato bene, sgradevole ma non doloroso. La sera stessa sono uscita e un po' di sollievo l'ho provato tornando a casa. Forse era solo l'idea che qualcosa di orribile  in un certo senso era finito e ora restava la parte più lenta ma meno violenta: leccarsi le ferite e ricominciare.

Ora sono in ufficio, ho ripreso la mia solita vita.
Va bene, alcune volte meno ma credo sia normale. Non so quando si potrà riprovare e ora nessuno dei due ne parla con molto entusiasmo.
Comunque questa esperienza ci ha unito ancora di più e di questo ne sono felice.
Mi sembra di esser entrata in un mondo fantastico ma solo per poche settimane e da spettatrice. Ora mi rimane il ricordo , come di un sogno stupendo e mi manca tanto.
Ho tante amiche che ora aspettano un bambino chi al 4 chi al 5 o 6 mese. Provo forse un po' di invidia e di rabbia ma me ne vergogno e subito caccio il pensiero dalla testa. Qui lo posso dire e dopotutto credo sia anche umano.
Questo natale è andato così . Rob mi ha detto che vuole un albero di natale e domani andiamo alla fiera a comprare gli addobbi. All'inizio non avevo voglia di festeggiare e addobbare la casa  ma poi ho pensato che noi siamo lo stesso una famiglia anche se siamo solo in due,e sono certa che  il futuro sarà clemente con noi e non ci impedirà di far avverare il nostro sogno.

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