lunedì 16 dicembre 2013

Giù nel vuoto

Ed ecco il baratro.
Lo aspettavo ed è arrivato.
La battaglia preannunciata continua, senza tregua e senza nessuna pietà.
Tornata al lavoro mi hanno presentato il conto della mia  assenza.

Ha fatto una riunione il mio capo dicendo che c'è crisi, che si è fatturato poco e che non sa quanto può contare su di me e la mia collega. Non voglio soffermarmi  a dire nulla se non la realtà e il succo ufficioso  della riunione e cioè che avendo perso un bambino sono licenziabile e se non lo fa ora si becca una gravidanza con i 5 mesi di assenza + allattamento . Ora o mai più gli avrà consigliato all'unisono quell'esercito di avvocati che ha a disposizione.
Gennaio credo mi manderà via con la scusa che non si può permettere una persona in questo momento così difficile e comunque non una persona che progetta una famiglia.

Potrei tirare un sospiro di sollievo all'idea di andar via da questo posto infernale ma la vera motivazione mi avvilisce e mi fa incazzare.
Non dovevo dirglielo che ero incinta lo so ma volevo essere onesta e il più collaborativa possibile. Ecco il risultato. Un calcio in culo con il minimo retribuito.

Ora mi sento sola e piccola contro quest' uomo ricco e potente grazie alla sua importante famiglia di costruttori, ma non ho paura. Credo e spero che davvero questo volta chiusa una porta si aprirà un portone perché sono stata per mesi in uno stato di angoscia che non mi ha fatto vivere. Forse non è un caso che ho perso il bambino in questo momento . L'idea è aberrante ma non posso escludere che la tensione degli ultimi mesi possa aver influito sull'esito della mia gravidanza.

Sono arrivata alla conclusione che andrò a parlare con un consulente del lavoro e poi aspetterò il licenziamento. In questo modo potrò  usufruire dei mesi di indennizzo (mi hanno detto da 2 a 6) + forse la cassa integrazione se mi spetta.
Cercherò un lavoro nel frattempo ma non posso mettere da parte il progetto di un bambino. Non ora, non adesso per favore.

Il mio pensiero va a tutte quelle donne che lottano ogni giorno per la propria famiglia.
La sensazione è di vera solitudine in un mondo ingiusto e senza senso. Non sono certo l'unica in questo momento, tante  affrontano la mia stessa situazione a testa alta da vere guerriere.
Io mi sento più un coniglio in questo momento ma perché sono spaesata. Ho sempre avuto tutto dalla vita e con pochi sacrifici grazie alla mia famiglia ma ora è inevitabile che le cose siano cambiate e per difendere la mia di famiglia bisogna essere forti.
Il problema non è se ce la farò, il problema è quando da coniglio diventerò leone perché se così non fosse ho perso oggi.

Chiunque possa darmi un consiglio vi prego di non esitare, qualsiasi informazione mi sarà di aiuto anche solo fosse un incoraggiamento.


Nessun commento:

Posta un commento