martedì 25 giugno 2013

Una valida alternativa

Frustrazione : delusione per mancato appagamento di un'aspettativa, sensazione di inutilità, di umiliazione.

Questa è la definizione che da il vocabolario e questa è anche  la definizione del mio stato d'animo attuale.
Mi rendo conto che è esattamente quello che provo appena entro in ufficio alle ore 10.00 e me ne libero (o meglio, è quello che credo) alle 19 quando esco.
E' una sensazione che ho iniziato a provare  quando mi hanno assunto. Ho pensato che fosse passeggero che dovevo dare il tempo per conoscermi e apprezzarmi.
Aspettando inutilmente e giustificando per comodità l'atteggiamento del mio capo sono passati 7 anni.
Certo qualcosa è cambiato dal primo giorno ma poco o niente.
Ho lottato per guadagnarmi un ruolo qui dentro, ci ho messo tutta la mia volontà e disponibilità ma non è servito a niente. Sono stata marchiata dal primo giorno e quell'etichetta non me la sono più tolta.
Quando la mia collega è andata in maternità ho pensato poteva essere la mia grande occasione. Potevo dimostrare al mio capo quello che valevo  e che potevo supportare il lavoro di entrambe.
Così è stato ma senza grossi cambiamenti. Non si è accorto di me, né prima né ora.
Ho pensato pure che fosse colpa mia. Ho messo in discussione le mie capacità ma non è così; al di fuori del mio capo nel mio lavoro sono apprezzata e stimata. La  mia collega so che mi apprezza molto come i nostri clienti e fornitori. Al di fuori dell'ufficio ho dei buoni amici che mi apprezzano.
Dunque non posso essere io il problema, temo che sia lui, il mio capo ad essere semplicemente uno sciocco e un vile.
Il suo atteggiamento a dire al vero, è  sgradevole anche con la mia collega , per non parlare con la signora delle  pulizie con cui sfoga vigliaccamente tutta la sua rabbia
C'è una sorta di gerarchia qui dentro ed io sono nel mezzo.

Ho provato a non rispondere, a rispondere, ad essere indifferente, ad essere gentile e ad essere seccata. Il risultato è stato sempre lo stesso. Ora sono in balia dei miei stati d'animo perché qui dentro è facile che la serenità passi in un istante.
La vera arte è essere astuti e fregarsene ma è facile a dirsi non a farsi. Il lavoro è qualcosa che ti coinvolge perché occupa 9 ore della tua vita, ruba il tempo e spazio ai tuoi affetti più cari. Non è così facile fregarsene, non è così semplice uscire da qui e sorridere con il cuore leggero.

L'appagamento non è nemmeno economico perché prendo il minimo garantito dal contratto nazionale del commercio anzi con un livello nettamente inferiore alle mie mansioni.

Allora ho iniziato a pensare alle vite degli altri.
Penso a mia sorella, alla sua incoscienza per essere diventata madre senza avere né lei , né il suo compagno un lavoro fisso.
Penso a Veronica, un 'amica che ha trovato si un buon lavoro ma nel dipartimento cattolico che controlla la ricerca scientifica , l'etica. Lei , atea e di sinistra , difficile tapparsi le orecchie e la bocca.
Penso a Elena, un'altra mia amica, che lavora in Finmeccanica e probabilmente andrà in cassa integrazione perché chi ha potuto, ha mangiato senza pudore , lasciando per strada centinaia di famiglie e di gente onesta.
Penso a Gigi che è dovuto andare in Australia per seguire il suo sogno di ricercatore, a Pietro, biologo ora in Ecuador, a Diego che ha perso il posto di lavoro dopo 10 anni perché la società ha chiuso.
Penso a Chiara che ha un buon lavoro ma sogna la sua famiglia e i suoi amici intorno a lei ora che è mamma e si ritrova in un certo senso sola a Milano, penso a Daniele che ha perso il lavoro alla regione e avendo un figlio si è messo a vendere case. e penso a Stefania, 40 anni che dopo aver finalmente trovato un compagno che le volesse bene ha progettato una famiglia che non arriva e che probabilmente se ne dovrà fare una ragione

Esco per strada e il sole mi batte sul viso e il mio telefono  squilla  perché  c'è qualcuno a casa che mi aspetta. C'è il mio papà che non è mai stanco di sentirmi, una sorella con cui posso sfogarmi in ogni momento e una nipotina che mi sorride ogni volta che mi vede.
Allora faccio un bel sospiro e un sorriso.
Dopotutto non ci sono solo le 9 ore in ufficio, la mia vita è anche fuori e soprattutto ho dei progetti e degli hobbies che proprio il mio lavoro mi permette di seguire.
Ognuno di noi è frustrato in una certa misura e ognuno di noi deve affrontare situazioni sgradevoli.
Penso tutto sommato mi è andata anche bene perché la mia insoddisfazione è ristretta in un determinato ambiente che mi appartiene fino ad un certo punto. Una volta che sono le 19 posso uscirne e fare una pausa.
Un giorno potrei anche rimpiangere un posto di lavoro come questo, perché di opportunità ce ne sono davvero poche in giro. Ho un contratto in mano, che nonostante sia ingiusto , mi da la possibilità di sognare il mio futuro, in tempi come questi che anche pensarlo è già un lusso.


"Noi psicoanalisti non eliminiamo le cause determinanti delle nevrosi: ci limitiamo ad aiutare il paziente a trasformare  meglio le frustrazioni nevrotiche in valide compensazioni"  H. Deutsch




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