mercoledì 6 marzo 2013

Passato e presente

Sento che devo mettere ordine nella mia vita.
Ma non quello interiore che comprende sentimenti e rammarichi, ordine nel  vero senso della parole , fatto di cose, di oggetti veri.
E' da un po che ci penso, prima un pensiero fugace ora quasi un chiodo fisso.
Mi manca lo spazio, il mio spazio per ricreare quell'ordine che ho sempre avuto nella mia stanza, per le mie cose.
In questa casa manca lo spazio per me. Giustamente è stata arredata da un uomo, per di più single quindi di spazio  ce ne è davvero poco.
E mi frullano in mente oggetti di vario genere una volta di mia proprietà , chissà dove sono i miei diari, in quale scatola i miei documenti per la dichiarazione dei redditi da presentare, le mie sciarpe, i miei costumi. Ma una volta avevo dei guanti, quel maglione, una trousse di Dior.
E pensare che prima di convivere ero una persona ordinata e scrupolosa con tutte le mie cose.
La botta finale mi è stata data da mia sorella la scorsa domenica a tavola.
Eravamo li tutti insieme a chiaccherare quando Manuela mi chiede di raccontarle qualche mia nuova ossessione. Da sempre mi prende in giro di essere eccessivamente ordinata tanto da avere dei rituali ridicoli. E  assolutamente vero tanto quanto inevitabile!
E mentre pensavo al mio nuovo stile di vita, ecco che inizia a raccontare a tavola della storia della mia cuffia.
E io mi sono sentita morire. dov'è finita la mia cuffia? la mia vita passata?? i miei rituali????
La storia della cuffia è molto semplice. Tutti i miei rituali, compresa la cuffia, hanno inizio alla fine dei miei 29 anni, quando si hanno avute abbastanza delusioni e si riceve la famosa scampanelleta (io per farmi capire meglio la descrivo come mettere la testa tra due piatti di un'orchestra e farli "suonare" con te dentro, ragazzi che botta!) Quando tutto il mondo inizi a vederlo come è realmente e sopravvivi con l'unico strumento che hai a disposizione: la conoscenza di te stessa, né più né meno.
La storia della cuffia è molto breve. Dai 29 anni (ne ho 34 ora) ho sempre tenuto la cuffia da doccia casalinga nella tasca di destra dell'accappatoio. Mai in tutto il tempo che io e mia sorella abitavamo sotto lo stesso tetto  (anche  dopo quando sono andata a vivere da sola) la cuffia è stata riposta in altro luogo se non nelle tasca dell'accappatoio. e guai se qualcuno a casa me la spostava, uscivo da bagno bagnata come una furia.
Tutti alla fine usavano la mia povera cuffia, perché sia mia madre che mia sorella la riponevano in chissà quale posto e al momento del bisogno se la perdevano.
Ora, non c'è nulla di male nel riporre la cuffia nella tasca dell'accappatoio, è un'azione sensata e pratica. Ma quando questo gesto viene fatto per un tempo oggettivamente prolungato (metti i miei 5 anni???) senza mai sgarare ecco che l'azione diventa ossessione, rituale, paranoia. Mai quella cuffietta ha visto termosifoni, rubinetti o maniglie o altri posti dove si appendono le cuffie, sempre e solo la tasca del mio accappatoio.
Un senso di spossatezza e malinconia di colpo mi assale. La mia cuffia, la mia povera cuffia non la uso più. Dov'è la mia cuffia per i capelli!
Me la sono persa per strada e ora non so più dov'è. Ora la doccia alta me la faccio solo quando mi devo lavare i capelli altrimenti uso il rubinetto che si prende dal muro e si fa passare intorno al corpo.
Io non so cosa dire se non che mi mancano quei rituali, quella vita che avevo perché erano me.
Questo freddissimo e insopportabile inverno sta giungendo al termine spero, non ne posso più. Con la primavera intendo svegliarmi e darmi più da fare.
Per prima cosa, butterò il 60% dei miei maglioni che son brutti, tristi e infeltriti. Spazio alle camicie bianche, alle sciarpe colorate e alle ballerine di tutti i colori.
Secondo: Comprare al più presto un armadio, ho diritto a rifare l'armadio come ai vecchi tempi con i colori a gradazione dal bianco al nero (ora capite meglio chi sono...aiuto!)
Terzo: borse a portata di mano in una cesta o baule. Basta con la borsa nera che per pigrizia non cambio mai.
Quarto: creare spazio per me e ordinare tutto dai diari, ai libri, dai trucchi alle borsette. Anche a costo di buttargli i vestiti, tanto nemmeno se ne accorge.
Quinto: ritrovare la mia cuffietta e rimetterla nella tasca dell'accappatoio. Non importa che non mi serve più è una tradizione che rassicura.
E come diceva il meraviglioso personaggio in gioielleria nel film Colazione da Tiffany: "è una cosa che da un senso di fiducia, direi di continuità tra passato e presente."

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