venerdì 15 marzo 2013

Strane relazioni

Domani ho la solita seduta di analisi.
Ormai ci vado una volta al mese, sempre il sabato e sempre alle 9 di mattina.
Ma per la prima volta sento con fatica questo appuntamento perché non credo di aver molto più da dire.
Ho iniziato a giugno 2010 con una seduta a settimana e ora che sono passati quasi tre anni sento che sta finendo.
Non mi spaventa affatto l'idea di proseguire da sola mi dispiace solo.
Non so esattamente cosa mi rattrista ma provo un forte dispiacere sia nel comunicarlo alla mia analista sia all'idea di interrompere le sedute. Credo che è pur sempre un rapporto quello che si è instaurato con questa donna e come tutte le relazioni, quando finiscono, provocano dolore.
Sono arrivata ad un punto che non ho più bisogno di lei per proseguire. Scioccamente però mi sento una traditrice, come se mi facessi viva solo nel momento del bisogno o peggio ancora che sono una di quelle donnette che è felice solo se ha un uomo vicino.
Ma in fondo lo so anche io che se oggi ho un uomo accanto  è proprio perché ho imparato a stare sola e a godere della mia compagnia. Se ho affianco un uomo così diverso da tutti quelli del passato è solo grazie alla conoscenza più profonda di me stessa e al superamento di certe rigidità e pessime abitudini.

Domani mi siederò li  di fronte a lei e non so se riuscirò ad essere tanto sincera da porre fine alle sedute.
Per vigliaccheria mi ripeto che ormai ci vado una volta al mese e che non mi costa molto continuare così anche perché le cose un giorno si potrebbero rimettere male e a quel punto mi servirebbe nuovamente un aiuto. Ma lo so che non funziona in questo modo....

In questi anni ho sempre aspettato impazientemente il sabato mattina. Avevo sempre un mare di cose e di sensazioni da raccontare, sogni, emozioni, delusioni sofferenze. Tutto in soli 7 giorni e ogni volta che uscivo di li ero provata e agitata, una sorta di maremoto nello stomaco.
Oggi entro in quella stanza senza saper cosa raccontare. La mia vita procede tutto sommato serenamente ed è così che ora mi sento dentro. Certo i problemi ci sono sempre, preoccupazioni, piccole insoddisfazioni come tutti ma la mia vita mi piace, e mi sento felice.

Rileggendo una frase che un tempo mi ha appartenuto oggi la vivo lontana ma ancora con sofferenza.
"Il tedio non è la malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia più grave: sentire che non vale la pena di fare niente."
Questo sentivo quando ho iniziato l'analisi e solo ora mi rendo conto di averlo perduto in questi anni, piano piano me ne sono liberata. Ora mi sento leggera, il mio presente è pronto a proiettarsi nel futuro e il mio passato non è più una zavorra da dovermi trascinare ma uno zaino leggero da  portare con me.

Questa felicità me la sono guadagnata come tutte le persone forti e coraggiose che tirano avanti.
Ci si arrangia nella vita, di questo sono convinta; si prova ad esser felici, a trovare la propria strada senza far del male a nessuno. Forse la mia è più lunga di molte altre, è più tortuosa e dovrò perderci più tempo ma il mio zainetto è pieno di cose buone e la fatica non mi spaventa più.






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